domenica 3 settembre 2017

Cosa che non guasta



Non stupisce che l’antica società greca e romana, che fu capace di tanta civiltà e di tali opere letterarie e artistiche, avesse per base la condizione e lo sfruttamento della schiavitù (*). Che quelle fossero società di classe è ammesso pacificamente.

Parlare oggi di società di classe è politicamente scorretto, poiché il nostro sistema attuale è dato per democratico a prescindere. L’origine delle ineguaglianze sociali non scaturisce da determinazioni sociali oggettive, esse sono il prodotto di un destino cinico e baro, tanto è vero che i poveri vengono anche definiti come “i meno fortunati”, quando non siano tacciati di essere meno dotati, pigri e incapaci.

L’economia politica diventa così, per parte non trascurabile, una dottrina che si esprime per leggi morali e giuridiche che mistificano l’essenza stessa dei rapporti di classe, ossia dei rapporti tra proprietari e schiavi.

E, del resto, i padroni attuali – sempre più impersonali – non hanno bisogno di fustigare i propri schiavi per farsi obbedire. È sufficiente la minaccia di licenziamento, ossia quella di lasciarli senza un salario col quale provvedere al proprio sostentamento.

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In antico, i padroni, specie nelle città, incontrarono sempre maggiori difficoltà a mantenere a proprie spese l’abituale corte domestica di schiavi. Semplicemente li mettevano “in libertà”, nonostante l’opposizione degli schiavi stessi che in tal modo perdevano vitto e alloggio.

In tale caso provvide la nuova religione. Da una punto di vista legale con la “manumissio in ecclesia”, rito dichiarativo col quale il padrone rendeva libero il proprio schiavo. Ciò trovava la sua giustificazione ideologica nella dottrina cristiana.

Le autorità ecclesiastiche provvedevano poi anche al welfare, ossia a dare sostentamento alle torme di disperati resi “liberi”. Una Caritas ante-litteram forniva pasti nelle basiliche. Molto tempo dopo, mutate le condizioni, questa distribuzione di alimenti assunse gradualmente la funzione di un rito simbolico, di pasto sacro, di eucaristia (vedi qui).

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Oggi intravvediamo una situazione simile. Da un lato l’aumento del numero dei senza lavoro (non c’è industria 4 punto qualcosa, o denatalità, che tenga), e dall’altro un welfare allargato e sempre più insostenibile da parte dello Stato. Sarà curioso vedere a quali tipi di trasformazione sociale (e politica) condurrà una simile situazione. Chi parla di tassare robot e simili evidentemente non ha la minima cognizione di che cos’è il capitalismo

Veniamo alle soluzioni. Il salariato modello è quello che si pensiona il più tardi possibile e crepa subito dopo. Ciò si scontra con un altro paio di problemi non da poco: se va in pensione tardi, si crea il “tappo” nelle nuove assunzioni; se crepa subito, ne risente il florido mercato della “salute”. E comunque non si tratterebbe di soluzioni, ma solo di rimedi dal fiato corto.

La mia modesta ma seria ed efficace proposta: introdurre il TEO (trattamento di eutanasia obbligatorio). Non su base anagrafica, ovviamente, ma su quella censitaria, ossia per chi non dimostra di avere un reddito sufficiente per il proprio adeguato sostentamento. Una punturina e via. In tal modo verrebbe a galla anche una parte dell’evasione fiscale e del lavoro “nero”, cosa che non guasta.

Sperimentazioni di questo tipo, anche se con modalità e platee diverse, si ebbero nel secolo scorso in Germania, ma ancor prima in Svezia e negli Stati Uniti. In questi ultimi, la carcerazione di massa svolge tutt’ora un ruolo statistico positivo per quanto riguarda la disoccupazione, specie a riguardo di negri e individui di razze affini, che, com’è noto, sono indolenti per natura e portati allo stupro delle donne bianche (**).

(*) Solo la schiavitù rese possibile che la divisione del lavoro tra agricoltura e industria raggiungesse un livello considerevole e ciò rese possibile il fiore del mondo antico: la civiltà ellenica. Senza la schiavitù non sarebbero esistiti né lo Stato, né l'arte, né la scienza della Grecia: senza la schiavitù non ci sarebbe stato l'Impero romano. Ma senza le basi della civiltà greca e dell'Impero romano non ci sarebbe l'Europa moderna. Non dovremmo mai dimenticare che tutto il nostro sviluppo economico, politico e intellettuale ha come presupposto uno stato di cose in cui la schiavitù era tanto necessaria quanto generalmente riconosciuta (F. Engels, Anti-Dühring, II sezione, cap. 4).

(**) Alla fine del Medioevo, gli uomini scacciati dalla terra per lo scioglimento dei seguiti feudali e per l’espropriazione violenta, se non erano assorbiti dalla manifattura al suo nascere con la stessa rapidità con la quale quel proletariato veniva messo al mondo, si davano al vagabondaggio. Alla fine del secolo XV e durante tutto il secolo XVI si ha perciò in tutta l’Europa occidentale una legislazione sanguinaria contro il vagabondaggio.
In Inghilterra questa legislazione cominciò sotto Enrico VII, poi con Enrico VIII i mendicanti vecchi e incapaci di lavorare ricevono una licenza di mendicità. Ma per i vagabondi sani e robusti frusta e prigione. Debbono esser legati dietro a un carro e frustati finché il sangue scorra dal loro corpo; poi giurare solennemente di tornare al loro luogo di nascita oppure là dove hanno abitato gli ultimi tre anni e « mettersi al lavoro » (to put himself to labour). Quando un vagabondo viene colto sul fatto una seconda volta, la pena della frustata deve essere ripetuta e sarà reciso mezzo orecchio; alla terza ricaduta invece il vagabondo dev’essere considerato criminale indurito e nemico della comunità e giustiziato come tale.


Edoardo VI: uno statuto del suo primo anno di governo, 1547, ordina che se qualcuno rifiuta di lavorare dev’essere aggiudicato come schiavo alla persona che l’ha denunciato come fannullone. Elisabetta, 1572: i mendicanti senza licenza e di più di 14 anni di età debbono essere frustati duramente e bollati a fuoco al lobo dell’orecchio sinistro, se nessuno li vuol prendere a servizio per due anni; in caso di recidiva e quando siano al di sopra dei diciotto anni debbono essere giustiziati, se nessuno li vuol prendere a servizio per due anni; ma alla terza recidiva debbono essere giustiziati come traditori dello Stato, senza grazia. Giacomo I. Una persona che va chiedendo in giro elemosina viene dichiarata briccone e vagabondo. I giudici di pace nelle Petty sessions (Tribunali locali) sono autorizzati a farla frustare in pubblico e a incarcerarla, la prima volta per sei mesi, la seconda per due anni. Durante l’incarceramento sarà frustata quante volte e nella misura che i giudici di pace riterranno giusta. I vagabondi incorreggibili e pericolosi debbono essere bollati a fuoco con una R sulla spalla sinistra e messi ai lavori forzati; se vengono sorpresi ancora a mendicare, debbono essere giustiziati, senza grazia. Queste ordinanze, hanno fatto legge fino ai primi anni del secolo XVIII. Leggi simili in Francia, dove alla metà del secolo XVII si era stabilito a Parigi un reame dei vagabondi (royaume des truands). Ancora nel primo periodo di Luigi XVI (ordinanza del 13 luglio 1777) ogni uomo di sana costituzione dai sedici ai sessant’anni, se era senza mezzi per vivere e senza esercizio di professione, doveva essere mandato in galera. Analogamente lo statuto di Carlo V dell’ottobre 1537 per i Paesi Bassi, il primo editto degli stati e delle città d’Olanda del 19 marzo 1614, il manifesto delle Province Unite del 25 giugno 1649, ecc..

2 commenti:

  1. proprietari e schiavi.
    direi più correttamente "domininati e dominati" , così ci possiamo mettere dentro anche tutta "l' esperienza" (para)comunista..😎
    senza la schiavitù non ci sarebbe stato l'Impero romano
    direi più correttamente il "capitalismo dell' impero Romano" ,poiché l' affermazione del' "imperium" romano si basò essenzialmente su legioni di liberi "cives" poi " capitalisticamente" ringraziati ...😎
    ws

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  2. Tanto per
    https://it.sputniknews.com/opinioni/201708304958505-Italia-altro-che-fine-della-crisi-la-ripresa-e-un-bluff/
    g

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