domenica 18 dicembre 2016

Un cataclisma storico-sociale



Già Tommaso Moro, nella sua celebre opera incentrata su ciò che il navigatore Raffaele Itlodeo aveva visto in uno dei suoi viaggi oceanici, quando era finito sull’isola di Utopia, scriveva che sei ore di lavoro sono sufficienti e anzi fin troppe per soddisfare i bisogni e anche i comodi di tutti. La sua critica all’organizzazione del lavoro della società di allora non mancava di rilevare quanti fossero gli oziosi e i parassiti che vivono delle fatiche altrui. Chissà cosa direbbe oggi, in considerazione dei prodigi della tecnologia e della produttività del lavoro, e quanto si scandalizzerebbe per gli sprechi e le dissipazioni indotti dal modo di produzione capitalistico (*).

*



Le forme di direzione e controllo cui è sottoposto il lavoro sono sempre meno dipendenti da una gerarchia prossimale e sempre più regolate da dispositivi digitali (per es. bracciali con tablet), ai quali gli input possono giungere anche da molto lontano. Con l’avvento della tecnologia digitale non è più il tempo di lavoro ad essere retribuito ma la produttività in tempo reale scandita dal controllo digitale. Sarà la tecnologia a decidere, molto più che nel passato, che cosa il lavoratore deve fare, come e in quanto tempo.

Tuttavia l’intensificazione del lavoro non cambia il quadro entro cui avviene l’erogazione della quantità di lavoro e dunque l’estorsione di plusvalore (del resto, il vecchio sistema del cottimo gli assomiglia molto). Cambiano in buona sostanza le forme della sottomissione formale e reale dello sfruttamento, non muta lo scopo essenziale del capitale: appropriarsi di una parte sempre maggiore del valore prodotto. Inoltre la tecnologia digitale offre alle aziende, tra l’altro, il modo di verificare, nel tempo, il grado di rendimento del lavoratore, e, nel caso, decidere di licenziarlo perché il suo rendimento è costante e non in aumento (do you remember jobs act?).

Aziende come Alphabet (Google), Apple, Microsoft, Facebook, Amazon, registrano i più alti fatturati e le più cospicue capitalizzazioni a livello planetario. La holding di Mountain View e il colosso di Cupertino nel 2015 hanno totalizzato complessivamente 1.065 miliardi di capitalizzazione, Facebook ha superato Exxon e il fondo Berkshire Hathaway di Warren Buffett.

Il collettivo sociale per mezzo delle tecnologie digitali produce “dati” che per i big data che li controllano e gestiscono hanno un valore commerciale da cui ricavano enormi profili. Queste aziende vendono tecnologie ed oggetti che sono diventati imprescindibili per chiunque voglia sopravvivere oggi in questo mondo in trasformazione, il cui uso incomincia già a scuola (dunque, su un terreno vergine). E con le tecnologie e gli oggetti, vendono le mappe concettuali, culturali e insomma le strategie mentali alle quali non puoi sottrarti e che hanno un decisivo impatto sul modo in cui guardiamo il mondo. È il dominio dell’ideologia 2.0. Non ci sono riserve indiane dove potersi nascondere, o escamotage per mimetizzarsi. E ciò mette ancor più in ridicolo le robinsonate di certi specialisti della fuffa.

Il capitalismo digitale, e gli interessi della nuova oligarchia industriale e produttiva, non deve indurre a illusioni nemmeno dal lato dell’occupazione. Il caso di Google è in tal senso emblematico: la più grossa struttura mondiale per importanza, fatturato, coinvolgimento di persone, non ha più di 50mila persone alle sue dipendenze, ossia un numero irrisorio.

Nei prossimi lustri, soprattutto nei paesi di più antica industrializzazione, il numero degli occupati è destinato a calare ancora e drasticamente, mentre il lavoro disponibile, anche a causa dalla concorrenza tra sfruttati, sarà ancor più precario e saltuario (il fenomeno vàucer lo evince chiaramente). La disoccupazione e la precarietà diventeranno un dato strutturale permanente, coinvolgendo centinaia di milioni di persone, con ovvie ripercussioni sulla qualità della loro vita, sulla sostenibilità di ciò che resta del welfare e del sistema nel suo complesso cui nessuna politica riformista potrà rispondere adeguatamente.

Il tema andrebbe ulteriormente sviluppato, qui chiudo in breve e con una considerazione già fatta più volte ma che alla luce di quanto esposto forse diventa più pregnante: siamo a un passaggio d’epoca, di trasformazione gigantesca, che prelude un aggravarsi della crisi sociale e politica, un cataclisma storico-sociale che nei suoi effetti sarà senza paragoni.


(*) Potreste pensare che essi lavorando solamente sei ore, patissero disagio delle cose necessarie, il che non avviene; anzi lavorando appena quel tempo, guadagnano quanto fa loro bisogno ad ogni comodo, ed anche di più: e questo potrete comprendere, considerando quante persone appo le altre nazioni stiamo oziose. […] Quanta turba di preti e religiosi? I ricchi e nobili con le copiose famiglie dei servi, spadaccini e parassiti. Agegiugnivi i furfanti che si fingono infermi, per dapoccagine, e troverai che picciol numero apparecchia quello, che da tutti gli uomini si consuma. Considera in questi quante arti non necessarie si fanno per servire alla vita lussuriosa, dalle quali si piglia gran guadagno. Se i pochi, che lavorano, fossero divisi nelle poche arti al vivere umano più comode, la vettovaglia sarebbe a sì vil prezzo, che gli uomini avanzerebbono assai oltre il lor vivere. Se consideri quei che esercitano arti inutili, e che stanno oziosi, vivendo delle altrui fatiche, comprenderai quanto poco tempo basterebbe per guadagnare quanto fosse opportuno non solo al vivere, ma eziandio alle voluttà con avvantaggio ancora, il che si vede manifestamente nell'Utopia (Utopia, Ferrario, Milano, 1821, Libro secondo, pp. 58-59).

11 commenti:

  1. secondo me non leggere Scalfari la domenica ti fa solo bene

    RispondiElimina
  2. Tenerezza:
    "Foto dal futuro/Такое разное будущее"
    http://www.pandoratv.it/
    buona serata.g

    RispondiElimina
  3. «Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando non ci saranno più le lucciole, le api, le farfalle, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita» P.P. Pasolini (1962).
    PS stiaNo, non stiaMo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. nell'originale è: "stiamo".

      Pasolini, come tutti noi, amava le lucciole, le api, le farfalle, ma queste si accompagnavano ad altre condizioni, come la fame e certe malattie endemiche, ecc..

      si può avere progresso e sviluppo avendo più cura della natura e delle sue risorse, tuttavia questo obiettivo non si raggiunge con la penuria, fermo restando che la storia non fa salti.

      Elimina

    2. Tommaso Moro - L'Utopia (1516)
      Traduzione dal latino di Anonimo (1863)
      Degli artefici
      Informazioni sulla fonte del testo
      ◄ Libro secondo - Dei magistrati
      Libro secondo - Del commercio tra i cittadini

      [p. 39 modifica]
      Degli artefici.

      Potreste pensare che essi lavorando solamente sei ore, patissero disagio delle cose necessarie, il che non avviene; anzi lavorando appena quel tempo, guadagnano quanto fa loro bisogno ad ogni comodo, ed anche di più: e questo potrete comprendere, considerando quante persone appo le altre nazioni stiano oziose. Primieramente quasi tutte le femmine, che sono la metà del popolo: ed ove le femmine si affaticano, ivi gli uomini si danno al riposo. Quanta turba di preti e religiosi? I ricchi e nobili con le copiose famiglie dei servi, spadaccini e parassiti. Aggiugnivi i furfanti che si fingono infermi, per dappocaggine, e troverai che picciol numero apparecchia quello, che da tutti gli uomini si consuma. Considera [p. 41 modifica]il in questi quante arti non necessarie si fanno per servire alla vita lassuriosa, dalle quali si piglia gran guadagno. Se i pochi, che lavorano, fossero divisi nelle poche arti al vivere umano più comode, la vettovaglia sarebbe a sì vil prezzo, che gli uomini avanzerebbono assai oltre il lor vivere.

      Elimina
  4. Infatti siamo tutti ostaggi di Google con Microsoft e il resto in elenco anche se per quanto riguarda Facebook,Twitter e altri 'social'non sono ancora vaccinazioni obbligatorie di legge, mentre il mondo è prigioniero definitivo se va via la corrente.

    Per fortuna e ancora per qualche tempo non tutto nell'industrializzazione è informatizzabile: l'edilizia nel mondo, e per la maggior parte qui da noi, la sua parte esecutiva è gestita con metodi e mezzi quasi medioevali, la prefabbricazione in molte situazioni non è applicabile mentre la manutenzione del costruito avviene sempre tradizionalmente.

    Per la dieta mentale di molti maturi ma non ancora decotti, Scalfari andrebbe finalmente abbandonato per uscire dall'angolo geriatrico'Anni Azzurri' di Repubblica, tanto vale stare in piazza mentre si sparge il pan grattato ai piccioni.

    RispondiElimina
  5. Ma come, proprio adesso che Repubblica si fonde con La stampa e direttore sarà Gramellini........che affronto per papa Eugenio......anatemi in arrivo.....

    RispondiElimina
  6. Cara Olympe,

    mi sembra di vivere l'odierno dipanarsi delle scenette e dei commenti che si leggono sui Nuovi Media espressione dello sviluppo delle forze produttive ,come all'interno di una rappresentazione di Aspettando Godot dove : " Non esiste più legame fra parola e azione, fra il linguaggio e la storia che dovrebbe esprimere, comunicare e attivare. Il linguaggio ha smesso di significare e acquista ruolo primario, a sé, autoriflessivo, narcisistico."(presa a prestito da Wiki)

    Mentre invece.... siamo a un passaggio d’epoca, di trasformazione gigantesca, che prelude un aggravarsi della crisi sociale e politica, un cataclisma storico-sociale che nei suoi effetti sarà senza paragoni.
    Credo di dovermi dedicare alla filosofia dello Struzzo nel prossimo futuro , per i posteri..!

    caino

    RispondiElimina