mercoledì 29 giugno 2016

Referendum per tornare a prima del 1648


La prima istintiva reazione è di prendersela col martello, reo di averti fatto la bua al ditone, e non con il maldestro uso che ne hai fatto. È un po’ quel che succede tra noi e la UE, per tacere degli strali contro l’euro. E se qualcuno s’azzarda a farti osservare che il martello non c’entra nulla, glielo dai in testa.

E però prima dell’euro, prima della crisi economica, della UE, di come essa fosse strutturata nelle sue istituzioni, di chi la governasse effettivamente, non sapevamo nulla per il semplice motivo che nulla c’importava. Certo, con la solita e solida complicità dei media.



E, del resto, chi difende oggi la UE, chi era contrario all’uscita della GB? The Economist, per esempio, di proprietà delle famiglie Cadbury, Rothschild, Schroder e Agnelli. E il Wall Street Journal, di proprietà di News Corp, gruppo editoriale statunitense del magnate Keith Rupert Dylan Murdoch. Brrr, che schifo. E l’agenzia Reuters, che fa parte del gruppo Thomson Reuters, di proprietà della famiglia Thomson, di cui Sherry Brydson, la donna più ricca del Canada, è la burattinaia. Oppure, ma l’elenco sarebbe ancora lungo, la Fankfurter Allgemeine Zeitung, di proprietà della Fazit-Stiftung, ossia il gotha del padronato alemanno.

Pensa un po’ con chi ci siamo imbarcati per difendere la UE contro il nazionalismo mentecatto dei Farage, dei Salvini, eccetera. Dopo i referenda per far saltare la UE, potremmo, per esempio, con la solita lieve modifica costituzionale, indire un referendum per far uscire il Triveneto dall’Italia. Possiamo contare sicuramente sulla provincia di Bolzano, ma anche i trentini ne hanno piene le tasche, e quanto ai veneti essi sognano la Serenissima o quantomeno l’Austria felix. A Trieste pure i gatti sarebbero felici del ritorno dei wurstel.

A proposito, dopo la Commissione Bilancio, anche quella Affari Costituzionali del Senato ha approvato, a febbraio, il distacco di Sappada dalla Regione Veneto con destinazione il Friuli Venezia Giulia. E se Sappada e il comelico vanno col Friuli, allora anche Lamon e poi il bellunese avranno diritto di autodeterminarsi e passare col Trentino. E Chioggia di diventare provincia a sé stante. Quanto a San Michele al Tagliamento e Bibione, lì la separazione è cosa fatta da tempo: non arrivano i giornali con la cronaca veneta, ma con quella delle province furlane, e il TG regionale è sempre stato quello del Friuli Venezia Giulia. Figuriamoci dunque se indetto un referendum per staccarsi da Roma e Napoli in Veneto non stravince il Sì.


A buon diritto anche Roma, specie ora che c’è papa Francesco e la sindaca Valeria, può impalcarsi a nuovo Stato autonomo, sacro e indipendente. Figuriamoci a Napoli che festa, con De Laurentis e De Magistris, il nuovo regno sarebbe cosa fatta in una settimana o giù di lì. Così finalmente potranno inaugurare la Salerno-Reggio, e dedicare una piazza, non più ad Higuain che se ne va, ma a don Raffaele che spera di tornare. Quanto alla Sicilia, non c'è bisogno d'indire il referendum.

20 commenti:

  1. Compresso dalle solite false alternative borghesi, il margine di razionalità va via via assottigliandosi.
    Parlare con un sovranista per tentare di avvertirlo dell'ennesima ciofeca che gli è venduta è un buon modo per constatare empiricamente quanto sopra.

    "Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune."

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  2. Spiacente, ma Don Rafè, ormai è schiattato in galera.
    Una delle sue ultime frasi è stata: "meglio pane e cipolle in libertà, che la bistecca in galera!"

    ;)

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  3. Quindi a noi sardegnoli ci toccherebbe tornare sotto Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos de Borbón y Grecia?!

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    1. solo se Felipe non ha altri impegni

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    2. Va bene tutto basta non sia qualche sangue guasto dei Savoia...

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  4. è l'ue ad essere antistorica.
    la globalizzazione impone la finanza (e viceversa). Londra è forse la prima piazza finanziaria mondiale ed è la città più cosmopolita d'europa. Confondere tattica e strategia è come confondere Europa con i suoi confini geografici. Ricordiamoci che Europa è una giovenca quando viene rapita. La strategia inglese è prendersi europa. Oggi c'è più europa in uk che in ue. C'era più Europa in usa che in Germania negli anni 40. La tattica inglese è far credere a tutti i nostri nazionalisti di essere usciti con un referendum, ma è stata la finanza.
    Il Veneto, per quanto arricchito in alcune sue frazioni, a livello di finanza fa schifo.

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    1. ho notato, ma sarà coincidenza, che questi commenti me li manda sempre dopo pranzo

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  5. Dopo la pasta, su cui concordiamo, qualcuno che dice pane al pane:

    http://sollevazione.blogspot.it/2016/06/sinistra-illuministi-no-illuminati-di.html

    ciao,g.

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    1. l'estinzione degli stati nazionali è una precondizione per tutto il resto. inoltre non bisogna sottovalutare il pericolo rappresentato dai nazionalismi. ciao

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  6. Ma Latisana è, in Friuli-Venezia Giulia.
    Ciao

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  7. Non capisco perché a quel genio di Zaia non sia ancor venuto in mente di proporre la seguente soluzione: dato che quelle parti di Veneto vorrebbero staccarsi principalmente per finire nel comprensorio di due regioni autonome (e aver più soldi fiscali di ritorno), perché non divide in due la regione per darne una parte al Friuli-Venezia Giulia che diventerebbe Friuli-Veneto-Venezia Giulia e al Trentino-Alto Adige che diventerebbe Trentino-Alto Adige-Veneto?

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  8. A Napoli non si aspetta altro.
    "A organizzare la riservatissima cena di gala, sulla terrazza dell’Ostrichina con vista sulla Casina Vanvitelliana, ci ha pensato il Nabilah con il suo patron Luca Iannuzzi, Cavaliere del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, che ha curato tutto nei minimi dettagli per accogliere con onore Sua Altezza Reale il Principe Carlo di Borbone, Duca di Castro e Capo della Real Casa, la moglie Camilla Duchessa di Castro, la Principessa Beatrice e le Principessine Maria Carolina Duchessa di Calabria e Maria Chiara Duchessa di Capri".
    (repubblica.it)

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  9. Credo che siano in pochi, anche tra i stracapiasse Serenissimi e i vacabbunni Borbonici o tra i grattapanze Papisti, a credere seriamente (dico seriamente) di poter rifondare il loro staterello Rinascimentale. Invece, di recente sento che sono in molti a soffrire per la sottrazione di sovranità dell'Italia a favore dell'EU. Una sofferenza a scoppio ritardato, perché la spada di Brenno è da mo che ci ha sottratto libertà, dignità e potenza.
    Vorrei ricordare che abbiamo perso l'ultima grande guerra (tra parentesi, in modo abbastanza disonorevole), che siamo uno Stato inerme, vecchio, stanco e sempre più povero , che nel Mediterraneo (il nostro mare) gironzolano sotto acqua dei sommergibili nucleari ma che nessuno di questi è italiano e che sopra l'acqua transitano ciurme di Africani disperati che temono, ancor più del naufragio, che gli venga imposto l'asilo politico nel nostro bel Paese. Rammenterei ai miei compatrioti dal cuore gonfio d'orgoglio italico che il nostro peso a livello internazionale è ininfluente, che i vincitori (che chiamiamo alleati più per ipocrisia che per sarcasmo) ci condizionano in politica e in economia, ci esautorano e derubano nel nostro Lebensraum, e in più non perdono occasione di coglionarci anche pubblicamente.
    Vorrei che i patrioti nostrani prendessero buona nota che l'Italia ha firmato il trattato di non proliferazione che ci impedisce di avere armi nucleari e quindi siamo indifesi verso il solito gruppetto di gradassi che si guarda bene dal privarsene. Ma in compenso abbiamo sul nostro sacro suolo più di cento basi NATO. In tal modo saremo sicuramente teatro di una guerra dalla quale guadagneremo poco, anzi, dalla quale probabilmente saremo solo danneggiati (come è successo per la guerra di Libia del 2011).
    Con l'aria che tira, è comprensibile che ci siano politici che, avendo intravisto che c'è qualcosa da grufolare nella greppia nazional-popolare, si cingono della bandiera patria e recitano la parte di Furio Camillo. Se però qualche povero fesso intendesse passare dalle parole ai fatti e combattere per la libertà dell'Italia o della Serenissima Repubblica o di qualche altro minchia-stato, si procuri almeno un paio di sottomarini nucleari balistici, perchè – si è già sperimentato – che un “tanko” non basta.
    Vae victis.

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    1. va bene il mare nostrum, ma si è dimenticato dell'istria e della dalmazia
      ad ogni modo, di là delle battute, c'è del vero in ciò che descrive

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    2. Una volta si definivano 'i fondamentali':
      le alternative per il popolo sovrano non sono molte: o si studia la Storia (in modo particolare la propria) con il relativo quoziente accettabile di memoria, o ,se si ha posto in casa, si tiene un modesto scomparto per qualche ritaglio di eventi importanti per il personale eco della Stampa. Non esageriamo con i libri.

      La lista corretta suggerita da Dante Fitti potrebbe essere integrata all'infinito; i padroni del vapore appoggiano il loro status oltre che sull'ignoranza anche su una profonda memoria corta anzi cortissima dei sottoposti.

      Ieri Carlo ha scritto: [...] Manca almeno una precondizione necessaria a tutti i bei propositi. [..]
      Ecco, quella sopra è una precondizione che forse sta ancora prima della precondizione.

      Rimangono i grilli parlanti in servizio permanente effettivo e i compilatori del lunedi della schedina vincente.

      saluti
      lr

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  10. a mio avviso chi ha votato leave non ha in mente nessuna autosufficienza economica nazionale od altro, anzi mi pare che l'idea sia quella di poter usufruire del mercato mondiale meglio e più agilmente da soli che attraverso la struttura europeista.

    c'è poco da insegnare agli inglesi sull' imperialismo e riguardo al nazionalismo quello funziona sempre bene nei momenti di crisi

    certo è che gli imperialismi si sono più che moltiplicati (multipolarismo) e fanno capo ad apparati sociali enormi, che controllano giganteschi capitali,la cui voracità è al massimo data la difficoltà di generare valore e la lotta per spartirlo è accanita come mai

    ma se gli inglesi pensano di concorrere meglio così c'è, per chi aspira a cogliere la dimensione mondiale del Capitale, solo da osservare e imparare

    l'europa è oggi, a livello economico, più integrata a livello regionale che statale e non sorprende che alcune delle regioni più ricche e sviluppate cerchino di accorparsi fra loro (saltando il confine nazionale) o di separarsi dalle più arretrate alla ricerca della mitica omogeneità sistemica, cioè della condizione migliore per battere la concorrenza

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    1. già, il famoso filetto europeo di cui fa parte anche il nord italia

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