martedì 7 giugno 2016

Il mito dei Founding Fathers


Gli Stati Uniti d’America hanno proprie forze armate e armi atomiche dislocate in mezzo mondo, ma noi dovremmo temere per la Russia e la Corea. Gli Stati Uniti d’America sono responsabili di decine di golpe e di guerre in ogni angolo del mondo, ma noi dovremmo temere la Cina. Eccetera. Credo non vi sia nessuna nazione che abbia saputo spacciare così bene, attraverso la propaganda, la propria superiorità morale e fondare la propria epica storica sul mito e la falsificazione al pari degli Stati Uniti d’America.

Spesso dimentichiamo che l’America, ab ovo, non è stata “scoperta” da Colombo più di quanto l’Europa non sarebbe stata “scoperta” dagli amerindi se alla fine del XV secolo essi fossero approdati alle isole Azzorre e poi sulle coste dell’Inghilterra o della Spagna. Non si trattò di una colonizzazione, ma di un’invasione, laddove anche nei territori degli attuali Stati Uniti d’America si procedette allo sterminio sistematico delle popolazioni, all’espropriazione violenta e fraudolenta delle loro terre e infine alla reclusione dei superstiti entro delle cosiddette “riserve”.

La stessa vicenda della cosiddetta Mayflower è per molti aspetti leggendaria e i cosiddetti Pilgrim Fathers o Founding Fathers, fino alla fine del Settecento non li conosceva nessuno, così come il “giorno del ringraziamento” (thanksgiving day) è un’assoluta invenzione e non divenne festa nazionale se non nella seconda metà dell’Ottocento (checché ne possa dire Wikipedia). Gli storici del Nord trovavano assai seccante che la fondazione di una prima colonia americana avesse avuto luogo in Virginia, ossia in uno Stato dei Confederati del Sud, per non dire della Florida nella quale, nel 1565, gli spagnoli vi fondarono San Augustìn che fu il primo centro europeo del Nord America.


I cosiddetti Pilgrim Fathers in origine erano un piccolo gruppo di cittadini inglesi, fanatici calvinisti più estremisti dei puritani stessi, che se ne vennero dall’Inghilterra in Olanda. Da qui, a bordo di una nave, forse dal nome di Mayflower, con un certo numero di famiglie e di altre persone povere che cercavano di sfuggire alla miseria inglese, in tutto un centinaio di persone, raggiunsero le coste americane. Molti di quegli immigrati perirono già nei mesi successivi a causa di malattie, denutrizione e freddo. Di vaiolo invece morirono i nativi.

Dio era con loro e solo con loro, contro tutti gli altri. Come solito in simili casi. Con i nativi ebbero un rapporto conflittuale, e fu grazie ad essi se sopravvissero ai rigori della nuova situazione. Con alcuni gruppi di autoctoni strinsero dei rapporti e con altri finsero, attirandoli in un tranello per poi ucciderne i capi. In fin dei conti la loro vicenda è la storia di un fallimento, la loro comunità non esiste più da secoli, s’è persa, e soprattutto non sono loro ad aver fondato l’America moderna, la “più grande democrazia del mondo”, come usa dire con toni enfatici e trionfalistici.

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«Nel mese di agosto dell’anno 1619 una nave da guerra olandese gettò le ancore sulle coste della Virginia, sbarcando e ponendo in vendita venti servi negri. Altri non tarderanno a seguire. Così, dopo oltre un secolo di tratta e di schiavitù nel resto del Continente, il fenomeno compariva e si’insediava anche nell’emisfero settentrionale del Nuovo Mondo» (*).

Si potrebbe dire che i “negri” colonizzarono l’America del Nord prima dell’arrivo dei Founding Fathers!

In realtà ai cosiddetti Pilgrim Fathers seguirono negli anni successivi ben più massicci arrivi dall’Inghilterra e dall’Europa, e furono questi ad invadere e colonizzare la Nuova Inghilterra, laddove la schiavitù vivacchiò non esistendo colà le condizioni economiche e climatiche che la rendevano tanto pregiata nel Sud. Gli yankees preferirono subito buttarsi nella tratta degli schiavi, seguendo l’esempio di olandesi, francesi e inglesi. Scrive Luraghi che essi realizzarono “profitti colossali tanto da potersi ben dire che se gli schiavi furono fatti lavorare nel Sud, i guadagni della tratta arricchirono pressoché esclusivamente il Nord”.

Pertanto le fortune dei futuri Stati Uniti d’America (il “capitale originario” per dirla marxianamente) poggiano interamente su due presupposti: il furto delle terre e delle risorse dei nativi, e sul sudore e il sangue degli africani venduti come schiavi. Prosegue Luraghi:

«I puritani della Nuova Inghilterra presero la schiavitù e la tratta con tutta serietà come una delle speciali benedizioni riservate da Dio ai suoi eletti; non fu quindi per motivi morali o umanitari che dopo qualche tempo la schiavitù nel Nord si estinse e scomparve.»

Ma di questo dirò in un prossimo post parlando del più cospicuo mito che ancora circonda i motivi della guerra civile americana, dunque trattando innanzitutto di quel pragmatico conservatore di nome Abraham Lincoln.


(*) Raimondo Luraghi, Storia della guerra civile americana, BUR 2015(5) , p. 46. Questo libro è considerato, a livello mondiale, la migliore opera sull’argomento in un solo volume (il quale però consta di 1400 pagine in corpo 10!).

1 commento:

  1. Grazie!
    E' sempre un piacere, abbeverarsi a questo blog.

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