giovedì 22 ottobre 2015

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Già un’altra volta ho scritto di quando si ricevono dei libri da un libraio antiquario e può succedere di avere qualche sorpresa positiva. Ciò che mi rallegra oggi, dopo una formidabile uscita dai gangheri a causa di una cretina dell’ufficio postale (c’è da sentirsi sempre più stanchi di questo paese), è appunto di aver ricevuti dei libri che avevo scelti due sabati or sono a Roma, e tra questi un volume in cui ho trovato la dedica qui riprodotta.


La dedica è di mano dell’autore, Antonello Pietromarchi, diplomatico ed ex ambasciatore, nonché figlio del più noto Luca Pietromarchi. Come il libro sia finito in una libreria di Corso del Rinascimento lo ignoro. Posso solo supporre che forse V.P. l’ha regalato ad altri, forse non ritenendolo di suo interesse. Ho motivo di ritenere, dall’esame del volume stesso, che esso non sia stato letto e forse nemmeno sfogliato.



È un libro assai denso quello di Pietromarchi, molto documentato e ricco di notizie fuori dell’ordinario. M’interessa particolarmente la descrizione degli accadimenti del diciotto brumaio, nonché di quelli del giorno seguente. Aveva ragione Tocqueville nel dire che si trattò di “uno dei colpi di Stato peggio concepiti e peggio condotti”. Tuttavia il putsch riuscì, e Tocqueville dimostra, anche in tale occasione, di mancare la prospettiva storica, il movimento nella sua necessità, e di puntare invece a ciò che afferisce alle minuzie.  


Dicevo che il libro contiene notizie inedite o quantomeno poco note, come quella della lotta sostenuta da Napoleone III con il cardinale Antonelli per entrare in possesso dell’archivio della principessa Alexandrine de Bleschamp († 1855), vedova di Luciano Bonaparte († 1840). L’archivio, copiosissimo, era costituito da centinaia di carte di grande rilievo storico: lettere private di Napoleone, corrispondenza di Talleyrand, Fontanes, Bernadotte, di M.me de Stael, di Murat, di Pio VII, di una gran quantità di cardinali (tra cui il noto Fesch) e segretari di Stato vaticani, di generali, ammiragli e diplomatici. Alla fine Napoleone III riuscì a riportare in Francia l’archivio e i diari inediti di Luciano, il tutto in cinque fascicoli. Uno di essi, contenente i documenti più scottanti e più interessanti, venne consegnato a Napoleone III e non se ne seppe più nulla.

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