mercoledì 16 luglio 2014

Oggi, non diversamente di ieri


Quando sul finire del 1918 il presidente Thomas Woodrow Wilson, bianco e capriccioso, sbarcò in Europa con il suo consigliere più fidato e potente, il colonnello Edward Mandell House (*), fu accolto dal delirio delle folle come un profeta, nonostante gli alleati europei si mostrassero alquanto riluttanti verso i suoi famosi Quattordici punti, in base ai quali i tedeschi avevano chiesto l’armistizio.

Com’è noto, i francesi volevano essere risarciti per i danni di guerra e i britannici non volevano accettare il punto relativo alla libertà dei mari, dal momento che avrebbe loro impedito di usare il blocco navale come arma di ricatto, e questo bastò perché i Quattordici punti fossero modificati, per permettere quelle che si sarebbero chiamate “riparazioni” con la confisca tra l’altro della flotta mercantile tedesca, e di ridiscutere la faccenda della libertà sui mari.



I tedeschi poterono così dolersi di aver accettato l’armistizio solo sulla base dei Quattordici punti originali, e che invece i successivi accordi di pace erano stati imposti in gran parte illegittimamente, e pure Wilson e i suoi sostenitori poterono accusare gli astuti e cinici europei di aver annacquato la purezza d’intenti della nuova diplomazia.

L’atteggiamento di Wilson disorientava Clemenceau, tanto che questi poteva dire: “Non penso che sia un uomo cattivo, ma non ho ancora deciso quanto ci sia di buono in lui”. Lo trovava arrogante e vanitoso, e del resto se Dio s’era accontentato di Dieci comandamenti, Wilson più modestamente ne aveva inflitti Quattordici all’Europa, della più vuota ideologia osservò non senza ragione il vecchio statista francese.

In questo post recente ho fornito un esempio di come gli americani predicassero bene e razzolassero per i casi propri alla Conferenza di Versailles. E tutto ciò accadeva mentre la popolazione tedesca contraeva il “morbo della barbabietola” e a Vienna erano più numerosi i neonati che morivano che quelli che sopravvivevano, per non dire degli adulti che si cibavano di trucioli di legno e sabbia. Poteva Keynes scrivere che il Presidente non era capace di venire chiaramente a patti con se stesso “poiché era troppo coscienzioso” e i Quattordici punti erano “un contratto per lui assolutamente vincolante” (**).

Tuttavia tra altre cose Keynes dimentica di dirci, nel suo resoconto contabile delle venalità, che la profetica coscienza presidenziale poteva trovare ristoro nel fatto, per esempio, che pur avendo rinunciato nobilmente alle “riparazioni” (del resto danni materiali in patria non ne avevano subiti), i mercantili tedeschi sequestrati negli Stati Uniti erano il doppio dei mercantili americani affondati dai sottomarini, e che 425mln di dollari di proprietà tedesche, pari a 1,8mld di marchi, erano state sequestrate durante il conflitto.

*

È invece molto istruttivo leggere cosa dice Keynes a proposito dell’Europa e come tali parole s’attaglino, con piccole varianti, ottimamente anche per il presente:


«Nelle ultime fasi della guerra tutti i governi belligeranti, per necessità o per incompetenza, si diedero a fare ciò che bolscevico avrebbe fatto per calcolo. Anche adesso, a guerra finita, i più di loro continuano per debolezza nello stesso malcostume».

Nella stessa pagina: «Lenin aveva certamente ragione. Non c’è mezzo più sottile, più sicuro, dello svilimento della moneta per abbattere le basi esistenti della società. Il processo arruola a favore della distruzione tutte le forze nascoste della legge economica, e lo fa in maniera che neanche un uomo su un milione è in grado di diagnosticare».

E nella pagina seguente: «Ci troviamo dunque di fronte in Europa allo spettacolo di una straordinaria debolezza della grande classe capitalistica emersa dai trionfi industriali dell’Ottocento, che pochissimi anni fa sembrava la nostra onnipotente padrona» (***).

*


Le innumerevoli evidenze statistiche ci dicono che i movimenti finanziari speculativi superano di gran lunga gli investimenti produttivi. Tali movimenti non hanno prevalentemente nessuna reale copertura che non sia quella fiduciaria, ossia la cieca fiducia di ogni speculatore che la catena di sant’Antonio non s’interrompa prima che egli riesca a vendere con profitto i propri bulbi di tulipano. Essi non comprendono che il valore sproporzionato di quei titoli è assolutamente aleatorio, e che la ricchezza che essi rappresentano o è immaginaria o è stata già dissipata, come nel caso dei titoli di Stato. Ed infatti le nazioni stesse, ebbre di assurde contabilità, regolano scambi e saldi sulla base di una montagna di carta che rappresenta essenzialmente o debito a carico nostro e delle future generazioni, oppure credito inesigibile quantomeno nel breve-medio periodo.

La prossima crisi finanziaria – che molti vedono all’orizzonte peraltro illudendosi di sapere bene perché – potrebbe comportare il non improbabile crollo (evitato in occasione della precedente crisi per l’intervento massiccio degli Stati facendone carico al debito pubblico) dell’economia monetaria e dunque dell’intero sistema di rapporti economici globali. E ciò dimostrerebbe, da un lato la forza delle contraddizioni immanenti al sistema, e dell’altro quanto sia in realtà arretrata l’organizzazione economica nella nostra epoca.



(*) Quello di “colonnello” era un titolo di cortesia, non avendo House ricoperto alcuna carica militare. Texano, vendette le piantagioni di cotone paterne e investì in speculazioni e ferrovie, fino a quando nel 1911 non aiutò Wilson a diventare governatore del New Jersey, aiutandolo poi per la nomination democratica alla presidenza, e nelle presidenziali del 1916. Non ricoprì cariche ufficiali in seno all’amministrazione.

(**) Le conseguenze economiche della pace, Adelphi, 2007, p. 53.


(***) Ibidem, pp. 188-89.

6 commenti:

  1. "morbo della barbabietola" mi sfugge. Potrebbe spiegare?

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    1. meno male che qualcuno è curioso.
      nulla di particolare, una specie di pellagra della barbabietola anziché del mais. una specie di beriberi insomma. non c'era altro da mangiare.

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    2. Grazie della spiegazione.

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  2. Un caro saluto. Purtroppo non mi fa commentare, di solito. Questa volta...?
    Franz

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  3. Solo un saluto, per farti sapere che ti seguo comunque (una faccenda di cookies avvelenati).
    Franz

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    1. eh già, bisogna stare attenti con i funghi ... grazie, ciao

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