mercoledì 12 marzo 2014

Chi perde e chi guadagna


L’Unicredit ha annunciato 8.500 licenziamenti dei quali 5.700 in Italia entro il 2018. In Borsa hanno festeggiato, alla faccia delle migliaia di funzionari e impiegati che perderanno il lavoro. Non hanno festeggiato solo in Borsa, ma anche molti piccoli azionisti. Pongo un esempio: ho in portafoglio una piccola quota di Unicredit ordinarie, diciamo 20mila euro. Ieri sera avevo, grazie all’annuncio dei licenziamenti, guadagnato 1.200 euro (*). Quanto il salario mensile di un operaio, più di quanto guadagna una commessa, ma molto meno di quanto guadagna in un giorno Federico Ghizzoni, la cui banca ha dichiarato contestualmente perdite per 14,5 miliardi. È il capitalismo, il resto sono chiacchiere.

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Chiacchiere come quelle che si fanno alla radio (o nei blog). Questa mattina ho ascoltato per qualche minuto, mentre mi davano un passaggio verso il mercato, radiotre. Al mercato non ho trovato pesce nostrano, dopo due giorni di bora; quello foresto è meglio evitarlo e non solo perché molto caro. Dicevo che ascoltavo una trasmissione radiofonica che consiste nella rassegna stampa cui seguono domande e risposte tra il giornalista e gli ascoltatori. Uno di questi, intervenendo in trasmissione, cita una famosa frase (bisogna che tutto cambi perché tutto resti com’è) attribuendola a Sciascia. Giustamente il giornalista gli fa osservare che la frase appartiene ad un altro scrittore siciliano. Il tizio al telefono cerca allora di porre rimedio con una pezza peggiore del buco, nel senso che si giustifica dicendo che lui ha solo la licenza di terza media.

Sia chiaro, può capitare a tutti di attribuire una citazione – magari con riserva – ad un autore invece che ad un altro, a un racalmutese invece che a un palermitano. Non però quando si tratta di citazioni così celebri. E tuttavia questo è lo stato dell’arte e soprassediamo. Ciò che invece colpisce nella giustificazione dell’ascoltatore è che attribuisca la sua ragguardevole asineria al suo basso livello di studi, come se leggere i classici della letteratura italiana fosse appannaggio esclusivo di chi ha frequentato le “scuole alte”, magari con indirizzo classico.

Sarebbe viepiù interessante un altro raffronto, ossia conoscere quanti degli attuali parlamentari saprebbero indicare con esattezza il romanzo e l’autore a cui allude la citazione (lasciamo poi perdere quale personaggio la pronunci una prima volta e quale altro la faccia sua una seconda volta, che è pretesa eccessiva per chi non ha partecipato e vinto alla Ruota della fortuna), ma soprattutto sapere secondo gli onorevoli della camera quale sarebbe da intendersi l’esegesi della frase in rapporto all’approvazione della nuova legge elettorale (e la scomparsa, tra l’altro, a ogni cenno di conflitto d’interessi). Ma queste, ripeto, sono solo chiacchiere da blog, ciò che invece conta realmente è il capital gain. Prosit.

(*) L’esempio è di fantasia, ma controllando i dati, questa mattina potevo ricomprare a 6.4 e ora – alle 11.21 – vendere a 6.46, con una variazione +0,7%. Meglio portare a casa altri 140 euro per il pranzo.


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