mercoledì 20 novembre 2013

Perché le scimmie non producono plusvalore


A chi piace la scienza e la storia dell'evoluzione umana segnalo un bel sito e un articolo (qui) che tratta di un argomento del quale ebbe già ad occuparsi un certo Charles Darwin in un suo libretto, che pochi hanno letto, dal titolo L’origine dell’uomo (1871); dello stesso argomento si occupò anche un altro autore, di cui non rammento il nome, scrivendo un articoletto, che quasi nessuno ha letto, dal titolo La parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia (1876).

Tra l’altro proprio rileggendo quest’ultimo ho trovato un passo curioso e che ben s’adatta alle nostre periodiche sciagure:

«Non aduliamoci troppo tuttavia per la nostra vittoria umana sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra vittoria. […] Gli italiani della regione alpina, nell'utilizzare sul versante sud gli abeti così gelosamente protetti al versante nord non presentivano affatto che, così facendo, scavavano la fossa all'industria pastorizia sul loro territorio; e ancor meno immaginavano di sottrarre, in questo modo, alle loro sorgenti alpine per la maggior parte dell'anno quell'acqua che tanto più impetuosamente quindi si sarebbe precipitata in torrenti al piano durante l'epoca delle piogge».



Tornando all’argomento iniziale, l’articolo di Natalie Thaïs Uomini (si chiama così) e Georg Friedrich Meyer riguarda uno studio da loro condotto usando una sofisticata tecnologia ad ultrasuoni per misurare il flusso di sangue nel cervello dei soggetti mentre sono impegnati a fabbricare le repliche di strumenti di pietra della cultura acheuleana (circa 17mila anni fa). Senza farla lunga, i risultati della ricerca pongono in rilievo lo stretto legame cognitivo tra due fondamentali caratteristiche umane: linguaggio e lavoro. C’è da aggiungere solo che già in precedenza altre ricerche, utilizzando la risonanza magnetica e PET, hanno mostrato risultati coerenti con questa ipotesi.

La fabbricazione di questi strumenti, sia pure grezzi, necessita della padronanza di una varietà di concetti ben definiti, compreso quello che presiede alla selezione dei materiali lapidei idonei (selce, ossidiana, ecc.), quindi la comprensione della meccanica della frattura, e la capacità di pianificare l’uso della forza e l'angolazione appropriata con cui colpire con il “martello” sulla materia prima (il nucleo) per ricavarne un fiocco, ossia la punta della dimensione e forma desiderata. In sintesi, l'artigiano deve avere un’immagine mentale dello strumento desiderato e poi decidere sulla sequenza dei passi necessari per produrre l'utensile destinato ad uno scopo specifico, ossia a una diversa attività (uccidere e macellare un animale, per esempio).

Gli scimpanzé, invece, fanno strumenti, ma senza una sequenza di produzione complessa. Essi possono scegliere un ciottolo adatto ed usarlo come un martello per rompere noci, o un piccolo ramoscello per farne una sonda utile per ritirare le termiti dal loro nido. Tuttavia, pur dimostrando abilità stupefacenti, la forma dell'utensile finale impiegato è già visibile nella materia prima, insomma non lavorano le pietre per produrre degli utensili veri e propri, sia pure rudimentali. Soprattutto la loro mano non diventa autonoma, non solo come organo del lavoro, ma anche come prodotto stesso del lavoro. E ciò che è acquisito per la mano – o per il piede per la necessità del cammino e di una stabile posizione eretta – è acquisto anche per tutto il corpo, secondo la legge darwiniana di correlazione dello sviluppo.

Inoltre, le scimmie e i delfini non procedono per generalizzazioni e formulazione di concetti, categorie, leggi, sistemi di numerazione, ecc.; non pensano verbalmente e non esprimono rapporti e pensieri; non sanno organizzare socialmente il cervello, la volontà, la memoria, la percezione, ecc.; controllare il comportamento, o scaricare le tensioni interne. In breve: non sviluppano funzioni psichiche superiori e un linguaggio extra-genetico.

Su questo tema ricordo un’altra citazione, ma sarà per l’ora tarda o perché sto diventando … (non ricordo più cosa), non rammento il nome dell’autore. Ad ogni buon conto, ecco la citazione:

Ciò che distingue fin da principio il peggior architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito le cellette nella sua testa prima di costruirle in cera. Alla fine del processo lavorativo emerge un risultato che era già presente al suo inizio nella idea del lavoratore, e quindi era già presente idealmente.


9 commenti:

  1. Hai citato Marx. Il brano si trova ne IL CAPITALE. Saluti rossi.

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  2. La prima citazione mi ricorda l'ottimo Friedrich Engels, ma non son sicuro, lo stile è quello, e forse vi entra anche W. Liebknecht, padre del più famoso Karl. Ma probabilmente mi sbaglierò. Bellissimo post!
    Salut et fraternité,
    Mordecaj

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  3. Llinguaggio + lavoro danno "un’immagine mentale dello strumento",ma gli oggetti realizzati,ancorchè utili,non servono a creare una interazione sociale: ci vuole una relazione culturale di tipo cooperativo. Ma le nostre società,basate sulla proprietà privata,trasmettono valori e comportamenti che trasformano l'individualismo fisiologico in patologico,cosicchè tutti pensino solo a sè stessi,lasciandosi guidare dagli Illuminati.
    Ho concentrato in 3 slogan la società attuale e quella da me auspicata.
    I primi 2 (potere temporale e spirituale)vanno insieme da sempre:
    LIBERTE'--EGALITE'--PROPRIETE' -+-
    LIBERTE'--EGALITE'--CHARITE'
    LIBERTE'---EGALITE'---FRATERNITE'

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    1. mi consentirai di osservare che il terzo motto (se ho capito bene è quello della società da te auspicata) è il motto dei repubblicani borghesi

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  4. A proposito di pluslavoro, oggi guardanto il conto economico nazionale ho visto che in questi ultimi 20 anni il valore aggiunto italico è aumentato progressivamente senza mai subire battute d'arresto. Divensamente il Pil, come tutti sanno, ha avuto una progressiva discesa per poi crollare negli ultimi anni post crisi. Ho cercato di mettere in relazione i due fenomeni e mi sei venuta in mente te.

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  5. Cara Olympe,gli slogan hanno pregi e difetti:sono diretti ma devono essere contestualizzati. In questo caso lo slogan è certo quello della Rivoluzione francese,ma il riferimento è alla Comune di Parigi del 1871.
    Buona serata

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