martedì 13 agosto 2013

Stranezze


Joe Pesci, interpretando Frankie Monaldi nel film C’era una volta in America, se ne esce con questa frase: “La vita è strana, strana come la merda”. Non certamente un esempio di finezza, ma rende bene il concetto. Del resto lo stesso Pesci, chiamato in un primo momento da Leone per interpretare il ruolo di Max Bercovicz, amico di Noodles e co-protagonista della storia, poi si dovette accontentare di recitare la parte di Monaldi, un ruolo molto importante nella sceneggiatura originale, ma limitato nella versione definitiva del film.

Anche la vicenda di un altro personaggio della storia americana, quella autentica, fu ben strana. Nato in una capanna di tronchi a Hodgenville (Kentucky) il 12 febbraio 1809, dunque un acquario, divenne un avvocato delle ferrovie, poi intraprese con determinazione la carriera politica. Un tipo astemio, alto di statura e magrissimo, che non amava il cibo, affetto da una stitichezza molto severa che raramente gli permetteva una seduta al cesso più di una volta a settimana nonostante bevesse litri di un lassativo chiamato Blu Mass. Era tuttavia un uomo di buona tempra e grande forza, non solo fisica.



Fu deputato per una legislatura e poi, nel 1859, fu sconfitto alle elezioni senatoriali dal famoso Stephen A. Douglas. Con un curriculum così le sue chance di carriera politica erano praticamente nulle. Eppure nel 1860 riuscì ad essere rivale del governatore Seward alla convenzione del Partito repubblicano per la candidatura alla presidenza.

Il Partito repubblicano era nato solo sei anni prima e in quell’occasione rischiò di spaccarsi: da una parte gli abolizionisti che volevano la liberazione degli schiavi a ogni costo – rappresentati se non proprio guidati da Seward – e dall’altra i moderati dell’Owest, contrari solo all’espansione dello schiavismo, rappresentati dal nostro uomo sobrio e terribilmente stitico. Contro le previsioni Seward fu sconfitto dal rivale, il quale fu perciò candidato alla presidenza degli Stati Uniti, nonostante fosse astemio.

Ma non aveva speranza di essere eletto presidente, poiché sulla sua strada c’era l’ex rivale, quel famoso Stephen A. Douglas che già l’aveva sconfitto alle senatoriali poco tempo prima. E, come se non bastasse, sulla scena erano presenti due altri candidati di peso, il democratico del Sud John C. Bercknridge e il conservatore John Bell. Solo un miracolo poteva fargli superare questi scogli imponenti, ma i miracoli non esistono.

Però esistono altre “congiunture” che se ben manovrate possono far succedere cose che alle anime comuni sembrano miracolose. L’uomo astemio di Hodgenville riuscì a diventare, con il 40% dei voti, il primo presidente del Partito repubblicano e il 16° presidente degli Stati Uniti.

Washington, pur essendo una città del Sud, è siberiana d’inverno. Il neo eletto presidente arrivò nella squallida stazione all’alba di un giorno di febbraio, poco dopo aver compiuto il 52° compleanno. In incognito, poiché temeva attentati (una costante della storia americana). Ad attenderlo non c’erano guardie federali, ma solo alcuni scagnozzi di un’agenzia privata.

Salì su una carrozza a nolo e si diresse all’albergo, il Willard, all’incrocio tra la Quattordicesima e Pennsylvania Avenue, ad un solo isolato dalla Casa bianca (esiste ancora, sia la Casa che l’hotel). Non era atteso per quell’ora antilucana e la suite numero sei nella quale alloggerà non è ancora disponibile, il signor William Dodge di New York che l’occupa è ancora a letto a quell’ora.

Il neo presidente sedette al tavolo dove lo stava attendendo il governatore Seward, il quale chiamò un cameriere. Il negro disse loro che fino alle otto non si sarebbe servito “niente”. Ecco cosa può succedere quando si dà la libertà ai negri. Ma poi fu servita una colazione molto ricca a base di aringhe del Potomac (evidentemente le sue acque erano più trasparanti di quanto non lo siano oggi).

I proprietari degli Stati del Sud, latifondisti e capitalisti, godevano di manodopera gratuita. Quelli del Nord la dovevano pagare, sicuramente poco, ma comunque retribuire. Una situazione questa che non poteva durare a lungo. Bisognava trovare un nobile motivo per indurre – ovviamente non sarebbero state sufficienti le buone maniere – i latifondisti e capitalisti del Sud a mutare la manodopera gratuita in forza-lavoro salariata, mettendo fine formalmente a quell’anacronismo economico, a quella concorrenza ingiusta sulla pelle dei poveri negri. Ma questa – lo riconosco – potrebbe essere una considerazione viziata da pregiudizio politico.




3 commenti:

  1. Secondo me la battua non la pronuncia Frankie Monaldi bensì Joe (Burt Young), raccontando dell'amico che gli aveva proposto "l'assicurazione do' pacchio", quando incarica Noodles e compari di rapinare il gioielliere.

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    1. uno di noi due si sbaglia, e questo è sicuro. forse ricordo male. non essendo a casa non posso controllare ma se lei l'ha fatto mi fido. in ogni caso non è grave poiché il concetto resta salvo. fa piacere avere dei filologi cinefili tra i lettori. è sempre bene essre precisi, quando si può. grazie veramente

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  2. Film, battute e pregiudizi politici.
    Queimada, 1969, film di Gillo Pontecorvo, con Marlon Brando nella parte di William Walker, l'inviato della Corona Britannica, che opera in maniera fredda e razionale in nome del profitto: “Cosa pensate che vi convenga di più: vostra moglie o una di queste ragazze?... Con una prostituta i costi diminuiscono… Chi è più conveniente: uno schiavo o un operaio salariato?... I sentimenti non fanno parte dell’economia…”

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