lunedì 22 luglio 2013

L'urina del padre dei popoli


Scrisse Engels: “Il terrore per lo più è fatto di inutili atrocità, compiute per la propria tranquillità da uomini che hanno paura essi stessi. Sono convinto che la colpa del dominio del terrore nel 1793 ricada, quasi esclusivamente, sugli spaventati borghesi che volevano farsi passare per patrioti, sui piccoli filistei che si scioglievano nei pantaloni dalla paura, e su una banda di lestofanti, i quali col terrore facevano i loro affari”.


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Mussolini fu giustiziato come meritava, ossia come un bandito di strada. Questo fatto umiliante agì sul suo partner tedesco in modo deprimente, affrettando – seppur di poco – la sua decisione di suicidarsi. Il corpo di Hitler venne avvolto in un tappeto, come un pupazzo, cosparso di kerosene e arso in una buca. Il riconoscimento del suo cadavere non fu sufficiente per Stalin, il quale ordinò che i resti fossero trasportati a Mosca per un’indagine suppletiva, la quale confermò i risultati della prima commissione.

Nel 1937, il vecchio čeckista Artur Ch. Artuzov, scriveva col sangue su una parete della cella, poco prima di essere fucilato (per Wikipedia, che non cita le cause della morte, potrebbe anche essere morto d’indigestione): “Un uomo onesto dovrebbe uccidere Stalin”.

Tra gli ufficiali e i rivoluzionari, che avevano pur rischiato la vita non poche volte, non si trovò neppure un uomo deciso [*].

Secondo la testimonianza di Svetlana Iosifovna Stalina, tutti i prodotti per la cucina e anche il pane, la frutta, il vino, venivano forniti in pacchi speciali con allegati i certificati sottoscritti da fedeli tossicologi. Secondo la stessa fonte, pare che anche l’aria del Cremlino, periodicamente, venisse analizzata. Che vita quella dei dittatori.

Il 4 marzo del 1953 ebbe termine il culto della personalità quando fu diramato il bollettino medico che diceva: “I risultati dell’analisi dell’urina rientrano nei limiti della norma”.

Il 7 marzo sulle Izvestija appariva questo annuncio: “I risultati della perizia patologico-anatomica hanno puntualmente confermato la diagnosi […]. Hanno dimostrato il carattere irreversibile della malattia di I.V. Stalin fin dal momento dell’insorgere dell’emorragia cerebrale. Perciò le energiche misure mediche intraprese non potevano dare risultati positivi e scongiurare la fatale conclusione”.

Excusatio non petita, accusatio manifesta.



[*] Nel settore della sicurezza personale del capo saranno due le persone veramente importanti: Nikolai Vlasik, capo delle guardie e della sicurezza, e Aleksandr Poskrebysev, capo della Sezione speciale del comitato centrale. Poskrebysev ricoprì le più alte cariche e svolse funzioni rilevantissime a stretto contatto con Stalin, fu la sua eminenza grigia, aveva per esempio partecipato alla preparazione dei documenti per la conferenza di Teheran, di Yalta e di Potsdam, partecipando direttamente ai lavori delle ultime due.

Al Cremlino c’erano degli uffici preclusi anche a Berija, per esempio la cancelleria personale di Iosif Vissarionovič. Questi aveva conferito a Poskrebysev il titolo di maggiore generale e funzionava da filtro tra Stalin e le altre gerarchie. Questa consuetudine provocava l’irritazione di Berija. Questi aveva però saputo riservare a sé il controllo sul servizio medico dei membri del comitato centrale e del governo.


Nikolai Vlasik, nel 1952, fu arrestato per tradimento, mentre Aleksandr Poskrebysev fu sollevato dall’incarico e incriminato da Berija per divulgazione di segreti di Stato. Proprio allora, come risulta dalle memorie di Chruščëv, una morte improvvisa coglieva il vicecomandante del Cremlino, P.E. Kosykin, a soli 50anni.

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