sabato 27 luglio 2013

Il deperimento di un mito: la democrazia americana


Vorrei dire oggi due parole sul caso di Edward Snowden, un ex dipendente della CIA americana, che ora è nella zona di transito dell'aeroporto Mosca Sheremetyevo. C’è a chi il caso poco interessa proprio perché si tratta – dicono – di una persona che ha accettato di lavorare per la Cia, perciò ben gli sta, cazzi suoi.

Un tempo a chiedere asilo politico erano i cittadini del blocco dell’est, oggi a chiedere asilo politico sono i cittadini americani e del blocco occidentale (esiste ancora!). Un segno dei tempi anche questo. Non perché la Russia sia diventata un soggetto statale particolarmente democratico, ma perché gli Usa sono la più fasulla delle democrazie, un’oligarchia del denaro che finanzia i candidati alle elezioni i quali arrivati nei posti chiave del potere politico e istituzionale legiferano e governano in nome del popolo ma facendo essenzialmente gli interessi dell’oligarchia capitalistica, o comunque non agiscono contro quegli stessi interessi nemmeno quando sarebbe necessario.



Da che esistono gli Stati, e ancor prima, esiste lo spionaggio. Giordano Bruno era una spia al servizio degli inglesi, tanto per cambiare, per non dire del celebre Giacomo Casanova, un piccolo agente provocatore come ne esistono decine di migliaia anche oggi. E anche gli Usa sono molto pratici di spionaggio di ogni tipo, e anche di quell’attività che chiamano pudicamente lobbismo e che in realtà è un’attività prevalentemente volta a danneggiare gli interessi del popolo americano per favorire gli interessi dei soliti noti e molto meno noti.

Il braccio destro del presidente Washington, Alexander Hamilton, ritenuto uno dei padri fondatori degli Usa, era l’Agente Segreto Numero Sette degli inglesi. E il futuro vicepresidente – il senatore Aaron Burr, era un agente francese al servizio del Direttorio di Parigi. E il generale al comando dell’esercito americano, James Wilkinson, era stato per anni un agente del principale nemico terrestre degli Usa, la Spagna, fatto che si palesò poi al processo per tradimento contro Burr.

È interessante rileggere le parole scritte allora dal segretario di Stato e poi presidente Jefferson a riguardo dell’Agente Segreto Numero Sette, poiché si tratta di uno spaccato paradigmatico della storia degli Usa e della cinica natura di quel sistema politico:

«A quel tempo era passato il sistema finanziario di Hamilton. Esso ave va due obiettivi. Primo, come in un enigma, impedire la comprensione e l’approfondimento da parte del popolo. Secondo, funzionare come uno strumento di corruzione dell’assemblea legislativa. Per sua amissione, infatti l’uomo poteva essere governato da una sola di queste due motivazioni: la forza o l’interesse. Nel nostro paese, faceva notare, la forza era fuori questione pertanto occorreva prendere in mano gli interessi delle varie parti, onde mantenere unita l’assemblea legislativa con l’esecutivo. E bisogna ammettere, con rammarico e vergogna, che la sua invenzione non era priva di efficacia. Che anche su questo punto (la nascita del nostro governo) alcuni membri si dimostrarono talmente sordidi da piegare i loro doveri ai loro interessi, perseguendo il bene personale piuttosto che quello pubblico».

Ci vuole la giusta dose d’ipocrisia per parlare degli “interessi delle varie parti, onde mantenere unita l’assemblea legislativa con l’esecutivo”. Jefferson, che era stato membro dell’assemblea legislativa, governatore della Virginia e membro dei congressi nazionali, sapeva bene in cosa consistesse “prendere in mano gli interessi delle varie parti”, la complessità del pork barrel politics – la politica da porcile –, ossia lo scambio di favori tra le varie fazioni della borghesia. Nulla è cambiato da allora, anzi.

Ma torniamo al caso di Snowden, che oggi viene agitato dalla stampa russa strumentalmente ma non a torto. Qual è il tradimento di cui si sarebbe macchiato Snowden? Le sue rivelazioni hanno messo in pericolo la sicurezza nazionale degli Usa o minacciato l’incolumità di qualcuno? Danneggiato economicamente la nazione o qualcuno in particolare? Nulla di tutto ciò. Snowden ha rivelato al mondo ciò che tutti sanno ma che molti per ipocrisia tacciono, ovvero che gli Stati Uniti conducono la sorveglianza, l'ascolto e la registrazione di milioni di comunicazioni private  telefoniche e via  internet sia di cittadini americani che stranieri, non meno allo scopo di spionaggio industriale e militare. Questo significa che Snowden ha rivelato che gli Stati Uniti violano uno dei diritti fondamentali della democrazia, il diritto alla privacy, segnatamente il IV e V emendamento della Carta dei Diritti.

Snowden – che negli ultimi tempi aveva lavorato come consulente della società Booz Allen Hamilton – è incolpato di “furto di proprietà governativa”, di "divulgazione non autorizzata di informazioni di difesa nazionale" e di "comunicazione volontaria di informazioni classificate ad una persona non autorizzata", secondo la denuncia. Le ultime due sono accuse in base all'Espionage Act del 1917! Un’aberrazione giuridica. In effetti, al contrario, egli ha agito per due motivi legittimi. In primo luogo, osservando la Costituzione americana e la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1947, le quali vietano l'interferenza con la vita privata e lo spionaggio di massa; l’altro motivo di legittimità deriva dal fatto che i cittadini degli Stati Uniti sono tenuti per legge a denunciare un reato o un delitto qualora ne siano a conoscenza.

Il direttore della Nsa, Keith B. Alexander, e il direttore della Cia, James R. Clapper Jr., hanno risolutamente rifiutato di offrire una stima del numero di americani le cui chiamate o messaggi di posta elettronica sono stati registrate e spiati. Negli Usa vige un sistema di sorveglianza e di raccolta di metadati che non ha eguali. I criteri di raccolta e di utilizzo di tali dati sono sottratti a qualunque controllo pubblico, anche perché, come sostengono perfino alcuni membri del Congresso, si tratta di attività illecite. Sull’uso politico di questi dati esiste un’ampia casistica fin dai tempi di Hoover e come il caso Petraeus ha confermato di recente.


Queste rivelazioni di Snowden hanno dato luogo a una vera e propria caccia all’uomo da parte delle autorità Usa, la qual cosa dovrebbe far riflettere i tanti democratici di sinistra e di destra che spesso citano quell’idiota di Tocqueville. Ma il fatto saliente della vicenda è, al solito, l’allineamento della “libera” stampa alle tesi governative, e su questo gli americani sono maestri: distrarre l’attenzione del pubblico dalle notizie vere e inondando invece l’informazione di chiacchiere e sciocchezze su temi assolutamente marginali o inesistenti.

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