mercoledì 28 novembre 2012

Del comunismo e della polenta



Marx si chiedeva: quale trasformazione subirà lo Stato in una società comunista? In altri termini: quali funzioni sociali persisteranno ivi ancora, che siano analoghe alle odierne funzioni dello Stato? A questa questione si può rispondere solo scientificamente, e componendo migliaia di volte la parola popolo con la parola Stato non ci si avvicina alla soluzione del problema neppure di una spanna.

A questa domanda si può tentare di rispondere anche con degli esempi. Un ministro del lavoro che si accinge a varare una legge sulle pensioni (posto che in una società comunista l’organizzazione diversa del lavoro, dell’istruzione e delle altre attività sociali nell’arco della vita di un individuo contempli ancora la necessità della pensione nelle forme quali noi oggi l’intendiamo), se percepisse un salario medio e quindi vivesse la stessa condizione degli altri suoi concittadini, quindi se andasse in pensione alla stessa età degli altri e con un assegno medio, si guarderebbe bene dal sancire certe misure pensionistiche piuttosto che altre. Ma soprattutto non ce ne sarebbe bisogno, poiché quando un ministro avesse diritto alla stessa pensione media di un salariato sarebbe ovvio ed implicito che non esisterebbero privilegi di casta come esistono oggi.

Altro esempio: un primo ministro ben prima di varare tagli alla sanità, ticket e altre amenità del genere, si guarderebbe bene dal farlo se, come il ministro di cui sopra, percepisse un salario medio e quindi vivesse la stessa condizione degli altri suoi concittadini. Qualsiasi taglio alla sanità riguarderebbe direttamente anche lui stesso e la sua famiglia. Allora il primo ministro, prima di parlare di tagli alla sanità, andrebbe con molto scrupolo a verificare altre e ben diverse spese.

Ancora una volta, con questi semplici esempi che alcuni giudicheranno troppo elementari e altri ancora fuorvianti e utopistici, è dimostrato il carattere di classe dei provvedimenti governativi a prescindere, nella sostanza, dal colore politico di chi detiene il mestolo. Viene anche in evidenza con questi esempi che se fosse posta una diversa organizzazione e articolazione sociale basata su una concezione pratica dei diritti di tipo comunista, la funzione statale sarebbe ridotta a ben poca cosa rispetto all’oggi.

E tuttavia tutto questo non basta, non potrebbe prescindere da un diverso modo di produzione (e non solo di distribuzione come vanno cianciando molti) non più basato sulla produzione del profitto e la sua accumulazione privata. Perciò non s’insisterà mai abbastanza (i fautori della decrescita possono abbaiare quanto vogliono) sulla necessità di uscire dal modo di produzione capitalistico per poter determinare una organizzazione della distribuzione della ricchezza senza disuguaglianze, non più quindi un semplice ugual diritto basato sul lavoro (anche questo concepito e organizzato con criteri diversi) e il rendimento secondo l’angusto orizzonte giuridico borghese.

Naturalmente tutto questo non potrà avvenire in modo pacifico, conseguente e senza inconvenienti. Già Marx avvertiva: questi inconvenienti sono inevitabili nella prima fase della società comunista, quale è uscita dopo i lunghi travagli del parto dalla società capitalistica. Il diritto non può essere mai più elevato della configurazione economica e dello sviluppo culturale, da essa condizionato, della società.

Dite che si tratta di utopia? Allora tenetevi stretto questo sistema semplicemente demenziale e gestito da dei folli e non venite a dolervi se ci sta conducendo alla catastrofe sicura e a una nuova barbarie.

Per oggi basta che devo cuocere la polenta.

8 commenti:

  1. Non penso che sia utopia. Però, senza un gruppo di persone autorevole, illuminato, al di là di ogni velleità di potere personale, guidato da un purissimo amore per l'umanità (o perlomeno da un sincero desiderio di lenire le sofferenze ataviche dovute allo sfruttamento) che si faccia carico di creare e guidare un movimento mondiale (di minor peso non avrebbe effetto alcuno), la vedo non difficile, impossibile.
    Dov'è, a tutt'oggi, questo gruppo di persone?
    Se anche questo gruppo saltasse magicamente fuori, finché la gente ha una televisione con cui illudersi di avere una finestra sul mondo, come creare un seguito?
    Finché la maggior parte delle persone in occidente mangia due o tre volte al giorno nonostante tutto, come convicerli a buttare via il sistema consumistico?
    E' questo l'enorme problema dell'epoca. Stiamo andando dritti verso la catastrofe, nella più assoluta cecità. La gente si sente deresponabilizzata di fronte all'immane potenza di chi gestisce il denaro. La gente ha ancora troppo da perdere, e il tragico è che perderà tutto in un colpo solo. Allora ci sarà il caos e la legge della giungla. Per il comunismo ci vorrà un'altra era.
    Non voglio essere pessimista, ma davvero, non c'è mai stata un'epoca più priva di sbocchi di questa. Vorrei davvero avere torto. Ne sarei felicissimo.

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    1. Concordo, Massimo, con quanto scrivi, soprattutto nella seconda parte. Nella prima ravviso solo questo: le "persone illuminate e autorevoli" mi danno un'idea troppo remissiva e patriarcale e deresponsabilizzante; qui occorre una coscienza collettiva. In fondo queste persone, vedi Olympe, ci sono: il problema è che non hanno sufficiente potere "mediatico", piccole vedette che parlano soltanto a chi ha voglia di ascoltarle.

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    2. E' vero che non bisogna delegare a nessuno, ma come si forma una coscienza collettiva? Come si formano nuovi desideri, in primo luogo quello di "essere" una collettività, invece di "avere" vantaggi o svantaggi da quella mammella a gettone che è la società consumistica?
      La verità, purtroppo, è che pochi hanno voglia di ascoltare e ancora meno mettersi in gioco.
      Abbiamo ancora tutti troppo da perdere.
      E i sogni di giustizia e uguaglianza non appagano chi vuole vincere X Factor o The Apprentice. E neanche chi si identifica nei partecipanti: cioè l'uomo medio.
      Persone illuminate e autorevoli esistono, certo, ma hanno bisogno di essere supportati da una mitologia. L'uomo è un animale che crea miti, la Ragione da sola non basta. A tutt'oggi l'Iphone5 è più mitologico di un antico richiamo alle utopie novecentesche.
      Non riesco veramente a vedere una via d'uscita che non passi attraverso qualcosa che adesso non possiamo neppure immaginare.

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  2. volevo capire...com è che nei paesi dove è stato applicato il "comunismo" (unione sovietica, romani, cina, korea del nord etc etc) le condizioni di benessere dei ministri (e della gente dell'apparatchik) differivano e di molto da quelle del popolo?
    Così, per capire...

    gigi

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    1. ciao gigi.
      semplicemente perché non si trattava e non si tratta di democrazie popolari.
      dubito che si possa realizzare una società comunista in un paese solo o anche solo in un gruppo di paesi. che poi lo si potesse fare in quelle condizioni storiche meno che mai. sulla base della penuria non ci può essere uguaglianza ma solo miseria. sul tema ho scritto diversi post in passato.

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  3. Cara Olympe, innanzitutto, buon appetito.

    Poi: "Viene anche in evidenza con questi esempi che se fosse posta una diversa organizzazione e articolazione sociale basata su una concezione pratica dei diritti di tipo comunista, la funzione statale sarebbe ridotta a ben poca cosa rispetto all’oggi".

    Quale o cosa sarebbe la "concezione pratica dei diritti di tipo comunista"?
    Potrebbe spendere due parole il più semplicemente possibile al riguardo?

    F.G

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    1. ciao. il problema ora è la digestione.

      forse ti potrebbe aiutare questa lettura:
      http://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1875/gotha/cpg-cp.htm

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  4. l'italia non è e non sarà mai pronta ad un capovolgimento così radicale del suo assetto politico ed economico. berlusconi ha impiegato venti anni per istillare nella pancia degli italiani l'odio per i comunisti . l'altro giorno all'"Infedele " ,maria teresa Meli, giornalista del Corriere della sera, demonizzava Vendola apostrofandolo come troppo "rifondaiolo " . adesso spunta anche Samorì , ultimo virgulto del PDL ,che si rivolge a tutta la categoria degli italiani moderati, cioè a quelli che vogliono salvare privilegi e proprietà accumulate dalle orde barbariche dei nuovi poveri e come rimedio sostiene che per prima cosa , se vince, preleverà dalla Banca d'Italia le riserve auree così da ridurre di 250 mld il debito pubblico italiano ! una balla così cosmica non si sentiva dai tempi della nipote di mubarak e mi dispiace che non potrà vincere perchè dovrò rinunciare alla scena in cui va a farsi aprire il caveau da ignazio Visco ! e per fortuna che ancora c'hai la polenta da cucinare ! goditela che domani non si sa !

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