venerdì 10 agosto 2012

"Da quando il nostro lontano antenato si eresse sulle zampe posteriori ..."

Devo dire che fino a una trentina di anni or sono avevo una certa considerazione del profetico fondatore di Repubblica, non che lo sopravalutassi ma lo reputavo comunque un uomo di spessore nel suo campo. Poi si mise a fare la barba a questo e a quello senza conoscere le questioni per ciò che effettivamente erano. Ora, specie negli ultimi scritti, denuncia i limiti della sua formazione culturale normativa e classificatoria, l’orizzonte strettamente idealistico nel quale si muove. Ne sono un esempio di scuola le due pagine di oggi: Quando l’eros ti abbandona, cui segue sottotitolo altisonante: Hegel, il nuovo realismo e il senso della fine.

Quest’uomo, già bigamo, non si rassegna al fatto – detto in parole spicce ma assolutamente realistiche – che l’eros, cioè il sesso, a quasi novant’anni, gli ha detto ciao. E se ne duole in tutte le maniere, lo racconta con articoli e libri concettosi. Per dare all’argomento un tono un tantino elevato fa come certi liceali al tema di maturità: chiama sul banco dei testimoni un sacco di gente che se non fosse defunta da lunga pezza lo manderebbe volentieri a quel paese.

L’elenco è lungo, comincia ovviamente con Hegel e Kant, quindi  Heidegger e Leopardi, immancabilmente Nietzsche e il suo Zarathustra, poi le anime nobili della filosofia antica, Platone e Aristotele, una spruzzatina di Eraclito. Ma gli studi classici comportano anche Odisseo, Circe e Calipso. Poi su per li rami fino a Montaigne, Spinoza, Leibniz e Descartes (citazioni d’obbligo), per arrivare immancabilmente a dare del tu a Freud e tirare in ballo il solito Faust. Ah, naturalmente si parla anche di noumeno e di monade puntando decisamente al voto massimo e alla lode.

Per dire sostanzialmente cosa? Banalità, come questa: la “stupefacente invenzione creativa della nostra specie” sarebbe “il divino, anzi il sacro”. Non il pensiero razionale, le matematiche, e via elencando, ma proprio la religione sarebbe in definitiva ciò che distingue dalle altre sorelline rimaste nella giungla la creatività della scimmia pensante scesa dagli alberi.

5 commenti:

  1. Se non ricordo male una vecchia lezione di Gualtiero Harrison, si parlava di pollice oppositivo. Tutto il resto, pare, discenderne.
    Conscrit

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  2. Che la fogna della Storia, lo inghiotta.
    Amen!

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  3. Se non scopavamo ad ogni piè di palma, col cazzo facevamo 2+2 o inventavamo il commercio: Sex x bananas nella forma originaria; il compianto Harris correggerebbe: x bacchetti di termiti(proteine),con tanto di posa prona per coglierle dal buco,con quel che consegue in fatto di scoperte applicative; per non dir del miele, che basterebbe a spiegare la teoria del valore meglio delle solite braccia di tela.
    Stai a vedere che le due invenzioni maggiori sono a monte del tutto, due prodotti stocastici(Dal greco stokasein ),ovvero evolutivi: il sesso: potentissimo motore sociale, e la maggiorazione dell'hardware(scheda video + audio + linguistico-matematica, insomma area corticale), per proteggere magari il sistema limbico dal caldo del Rift (una teoria 'creativa', benchè di un crucco).
    A parte di tutto, il bavoso vegliardo come fa a classificare la religione fra gli atti creativi, che è un fossile oligocenico come la coda?
    Termino-per fortuna- con un plauso ai Bonobo: i gentili cugini passano la vita a spulciarsi e trombare, con immensamente superiore intelligenza gaiana e sindacale rispetto a Scalfari.
    bah, è sempre un gran caldo e no, non firmo io.

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  4. Effettivamente per uno che ha la fissa del'eros dovrebbe venirgli in mente che la sberla creativa dell'eros non è comune alle altre bestiole, le quali si accontentano (si fa per dire) del sesso secondo natura

    l'uomo, cioè il filosofo Scalfari,cerca un senso alla propria esistenza, dice. da quando non lo trova più nel potere e nelle proprie mutande.

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