martedì 24 luglio 2012

La parola tabù




Scrivevo venerdì: sempre più le persone, i salariati, gli operai e gli impiegati, i lavoratori dei servizi, i disoccupati, si stanno accorgendo dell’inganno nel quale hanno continuato a vivere per decenni.

Non solo loro, tutti prendono atto della crisi del capitalismo e molti ne intuiscono anche il fallimento, ma pochi pensano realmente alla possibilità del suo superamento, almeno in termini concreti e temporalmente prossimi.

I più propongono quotidianamente ricette per salvare il capitalismo, o almeno l’insalata nel proprio orto, e nessuno osa pronunciare la parola tabù: rivoluzione, se non per rispolverare a memoria vecchi album di figurine sfinite.

Scrivevo domenica: siamo a una svolta della storia mondiale e delle sproporzioni del capitalismo i cui esiti sono davvero imprevedibili. Aggiungo: su questa soglia che segna il più grande cambiamento, non credo saranno i politicanti e gli usurai a essere appesi ai lampioni per primi, perché essi sapranno come metterci gli uni contro gli altri, giocare la nostra ostilità per annientarci in nome di “valori” superiori che chiamano libertà, patria, democrazia, impresa, debito pubblico, ecc.. A pagare siamo e saremo sempre noi, troppo opulenti, per dirla alla Scalfari, resi consapevoli di aver peccato contro lo spirito santo, che è quello che non trova perdono.

Pochi di noi ricordano il nome di Mohamed Bouazizi, non il simbolo della “rivoluzione” tunisina, ma il simbolo della solitaria e impotente disperazione intesa a riscattare una generazione la cui mediocrità è stata vista passeggiare nelle vie e nelle piazze di mezzo mondo senza un’idea che non fosse quella di scambiarsi messaggini di 128 battute, soddisfatta di porgere i polsi agli sgherri in favore di telecamera.

I fini e i mezzi non possono essere separati e sino a quando non faremo i conti con i feticci della pseudocultura dominante che esprime solo la grandezza di un'epoca mediocre, adatta a esaltare l’imponenza di una realtà storica oscena e la giustificazione della moderna schiavitù, non potremmo dire di aver segnato un primo punto importante del nostro rifiuto del potere gerarchico e di questo stato di cose, un anticipo della nuova società.

La vita e la rivoluzione o verranno inventate insieme o non lo saranno affatto.


2 commenti:

  1. Impresa colossale, costringere l'umanità a non pensare con la pancia. Se gli togli una illusione devi dargliene prontamente un'altra.
    Lo pseudobenessere è (dovrei dire ormai quasi era) una droga potente.
    E' come scommettere sempre sullo stesso cavallo sperando che ci faccia il miracolo. I miracoli qualche volta avvengono. Ma non sai mai in che modo.

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