domenica 24 giugno 2012

Nulla


I costi e gli sprechi della politica, le province e i carrozzoni burocratici, tutto questo ha certamente un peso nel bilancio e nel debito statale. Ma parlare di questo – solo di questo – è fuorviante. Il nodo irrisolto della spesa pubblica parassitaria, un nodo secolare, riguarda anzitutto il dualismo tra Nord e Sud, quello stesso che alimenta il consenso e il voto dei partiti, e che può esemplificarsi nella ormai mitica Salerno-Reggio Calabria, un tratto dell’autostrada del Sole che aspetta da mezzo secolo di essere ultimata. Quella rete d’infrastrutture incompiute da cui deriva una distribuzione di benefici illimitata, ma anche e non ultimo una burocrazia elefantiaca e il circuito della sanità pubblica-privata che in alcune regioni rappresenta l’attività economica più rilevante, un pozzo di spesa senza fondo che alimenta le fortune della grande e piccola borghesia del Sud e di alcuni strati proletari.

Quale governo avrà la forza di tagliare realmente questi flussi di spesa, di rivedere i termini del compromesso, e con quali imprevedibili conseguenze sociali? Nel momento storico in cui il Nord entra in una crisi di stagnazione dalla quale non si vede via d’uscita, tale dualismo Nord – Sud e il compromesso fiscale che ne è conseguenza, non può più essere mantenuto se non nella prospettiva del disastro generale. Non è un caso che il Movimento 5 Stelle di Grillo non raccolga consenso al Sud, poiché movimenti e partiti di tale segno vengono percepiti come eversivi dello status quo. Resta poi da verificare – questione tutt’altro che pacifica – cosa riuscirebbe eventualmente a fare un movimento squinternato come quello, ossia su un frangente decisivo dove è già miseramente fallita la Lega (alleata con i partiti del blocco sociale meridionale che difende tali interessi: mai strategia politica fu più miope!).

Per quanto riguarda l’Europa, cioè i grandi poteri europei, non credo che abbiano la volontà, la forza e forse nemmeno l’interesse di occuparsene davvero. Il nodo però resta, e per quanto possano dire al riguardo i vari Giavazzi e Alesina, piuttosto che Lucrezia Reichlin, esso non solo non sarà avviato a soluzione, ma nemmeno affrontato, né da questo governo né da altri. Su questo fronte, l’abbiamo visto, l’idea più originale è tagliare i trasferimenti agli enti locali dando a questi la possibilità di aumentare le gabelle per pagare gli stipendi a centinaia di migliaia di nullafacenti. E allora cosa resta da fare? Nulla.


3 commenti:

  1. Ahò, ma nun è vero che nun se può far gniente.
    Si può annà al mare ahò.
    Olympe, nun me rispondere che te piace a montagna, perchè già lo so eh.
    Mare mare, voglio annegareee!

    Er Romano

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  2. Il ragionamento non fa una grinza, come sempre. A patto di riconoscere che in larga misura i nullafacenti non sono tali per demerito proprio - come invece vuole la vulgata razzista del liberismo da guerra sociale - , ma a causa delle disfunzioni di un sistema malato. Va anche detto che, obiettivamente, non tutti e tutte nella vita possono e potrebbero essere buoni operai o artigiani, come non tutti e tutte possono diventare imprenditori di successo e arricchiti di sfondamento. Inevitabile che la burocrazia impiegatizia dia (poco) da vivere a persone che altrimenti non avrebbero un posto a questo mondo.
    mauro

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  3. grazie mauro, con me, lo sai, sfondi una porta aperta

    chiaramente non alludevo a una sfaticagine di tipo antropologico, anche se alcuni caratteri generali non possono prescindere dal contesto storico-culturale, nel bene e nel male. ciao

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