venerdì 14 ottobre 2011

L'éminence grise/6


[qui la quinta parte]

Potere, Politica, Petrolio
" … forse l'abbattimento dell'aereo di Mattei
 è stato il primo gesto terroristico del nostro paese,
 il primo atto della piaga che ci perseguita"
Amintore Fanfani
al congresso dei partigiani cristiani del 1986 a Salsomaggiore
Il Resto del Carlino del 26 - 10 di quell'anno

Scrive il giornalista Giuseppe Oddo su Il sole 24ore che Graziano Verzotto, prima di morire di Parkinson, nel giugno del 2010, ha fatto in tempo a dettare un libro, Dal Veneto alla Sicilia, La Garangola, Padova, 2008. «Ma in esso – sostiene Oddo – non chiarisce uno solo dei segreti di cui fu depositario: riferisce qualche aneddoto, in parte noto, sugli anni del milazzismo, si contraddice sulla fine di Enrico Mattei, non dice quasi nulla sulla scomparsa di Mauro De Mauro e continua a serbare un rancore profondo nei confronti di Eugenio Cefis, di cui fu nemico giurato». Scrive Oddo che Verzotto si contraddice sulla morte di Mattei poiché in precedenza credeva alla versione dell’incidente, ma dopo aver parlato con il giudice Calia, Verzotto cambiò opinione. Del resto, cosa si aspettava Oddo, quali rivelazioni e sulla base di quali fatti?

Verzotto – come rileva lo stesso Oddo – parla invece di Silvio Milazzo, il quale rompe con la Dc, ribellandosi alla direzione fanfaniana del partito, e fonda l'Unione siciliana cristiano sociale, ma Verzotto stesso gli si schiera contro e contribuisce a far cadere il governo regionale costituito nel 1958 dal dissidente di Caltagirone con i voti del Psi e dell’Msi e l'appoggio esterno del Pci. Scrive nelle citate memorie Verzotto:

«Con l’appoggio dei comunisti, Milazzo poté dunque soddisfare la sua ambizione personale e diventare presidente regionle. Suo consulente economico fu l’avv. Vito Guarrasi che, accordandosi a Palermo con Eugenio Cefis, vice di Mattei, impegnò direttamente la Regione nell’approvazione del progetto del petrolchimico di gel, ricevendo in cambio la poltrona di consigliere, con pieno diritto di voto nel consiglio di amministrazione dell’ANIC – Gela. Giuseppe D’Angelo non poteva permettere che il “factotum” economico di Milazzo, suo avversario politico, ricoprisse un posto così importante nel petrolchimico. La richiesta di allontanamento dell’avvocato, fatta dal nuovo presidente regionale Giuseppe D’Angelo a Mattei, presidente del consiglio d’amministrazione, rappresentava la condizione necessaria per la continuazione dell’impegno economico regionale. Mattei capì al volo il messaggio e invitò Guarrasi a lasciare la carica».

Su questo sito trovo scritto:
«Registrazioni smarrite sono quelle inerenti all'inchiesta sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro. La prima, che il procuratore aggiunto Ingroia porta come esempio di “prima intercettazione ambientale involontaria e ante litteram”, sarebbe contenuta nel nastro che la firma de “L'Ora” ascoltava e riascoltava a casa. La registrazione del discorso di Enrico Mattei a Gagliano Castelferrato in cui emergerebbe anche una frase pronunciata da qualcuno che stava sul palco con il presidente dell'Eni. Un contenuto che per De Mauro poteva svelare la verità sul disastro aereo di Bescapé che uccise Mattei. La seconda è una vera e propria intercettazione telefonica registrata durante le indagini sulla scomparsa di De Mauro, mai trascritta e mai più ritrovata (distrutta?).  Una telefonata proveniente da Parigi in cui Vito Guarrasi, uno degli uomini più potenti di Palermo, avrebbe incaricato Antonino Buttafuoco, commercialista palermitano sospettato di essere emissario dei rapitori, di verificare presso la famiglia De Mauro cosa avesse scoperto il giornalista.

La procura di Pavia, nel corso delle indagini sulla morte di Mattei, così come la procura di Palermo, ha cercato di recuperare i nastri delle intercettazioni alle tre utenze di Buttafuoco. Nell’archivio della mobile di Palermo sono state rinvenute le bobine delle intercettazioni eseguite sull'utenza dell'abitazione di Buttafuoco, accatastate indistintamente, senza etichette, insieme a quelle eseguite sull'utenza privata di De Mauro e di uno dei telefoni de L'Ora. Tutte le bobine da e per lo studio del cavalier Buttafuoco sono tutt'ora introvabili».

Senza voler trascurare il quadro internazionale d'allora, si dovrebbe a questo punto aprire un capitolo su Eugenio Cefis, già vice di Mattei. Cefis si era allontanato (era stato allontanato) dall’Eni dieci mesi prima della morte di Mattei, e il suo posto fu preso da Marcello Boldrini, ma tornò immediatamente dopo il decesso di Mattei come vice presidente esecutivo e poi come presidente. Dopo pochi mesi sarà il successore di Marcello Boldrini. Così come si dovrebbe aprire un capitolo su De Mauro e poi anche su Pasolini. Quindi su Potere Due, e molti fatti di quei decenni. Sarà per un’altra volta, ma non v’è dubbio che la verità non la sapremo mai. E, del resto, la verità è noiosa.

Cefis c'entra con la morte di Mattei, e però non può aver agito senza l'avallo e la copertura politica e quindi l'appoggio dei servizi segreti, notoriamente legati a doppio filo con quelli atlantici ma anche con la criminalità organizzata. Per chi volesse leggere lo stravagante libro di Giorgio Steimez, Questo è Cefis, lo può trovare on-line qui. E qua una nota sul libro del nipote, giornalista de il manifesto, del presunto autore del pamphlet.

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