giovedì 7 luglio 2011

Afa mediatica



Coscienza spettatrice: sentir dire in tv che è necessario elevare l’età per maturare il diritto alla pensione a 67 anni da uno che è andato in pensione a 53 anni, nel 1997, con un assegno di 347 milioni di lire all’anno, oggi diventate circa 179 mila euro, a carico dell’Inpgi, l’Istituto previdenziale dei giornalisti, senza che nessuno degli ospiti presenti in trasmissione alzi paglia.

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In questi pomeriggi afosi ascolto in tv la voce di Vittorio Foa che racconta la storia degli Stati Uniti. Roba in bianco e nero, realizzata in un’epoca in cui poteva sfuggire ancora qualche verità, o meglio, in cui poteva venir meno qualche omissione. Parlando dei “pellerossa” però qualche bugia e omissione era inevitabile, per esempio quando si sostiene che gli indiani in Nord America erano circa un milione, oppure non dicendoci chi ha materialmente costruito le grandi linee ferroviarie e con quali costi umani. Comunque in generale lo spettatore può persino dedurre che i primi coloni, cioè coloro che soffrivano di essere a malapena tollerati nella loro società d'origine, diventarono presto dei proprietari che disponevano il diritto di schiavizzare o tollerare gli altri. Che è poi quello che continua sostanzialmente a succedere. Da notare poi che i neri americani sono stati l’unica stirpe che non ha attraversato volontariamente l’Atlantico.

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Lo stesso discorso dei coloni americani vale per gli ebrei in Palestina. Mal tollerati e perseguitati in Europa, hanno trovato le loro vittime tra i palestinesi. Del resto lo stato d’Israele non sarebbe mai potuto nascere senza l’intervento diretto dell’imperialismo anglo-americano e il massiccio aiuto alla sua economia artificiale dei finanzieri ebrei quali i Rothschild (a proposito, non si parla mai del debito e del deficit di bilancio israeliano).

Marx aveva scritto un secolo prima che l’emancipazione dell’ebreo non può avvenire al di fuori dell’emancipazione degli altri uomini. Il sionismo è partito dall’ipotesi opposta e la controrivoluzione mondiale può sembrare di avergli dato ragione. Almeno per qualche tempo. Fu anche per questo che soprattutto all’inizio fu data mano libera all’autogestione “socialista” nei kibbutz, almeno fino a quando il grosso dei contadini palestinesi non è stato cacciato. Del resto tutto questo è stato favorito dal ruolo della società araba, la quale ha prodotto ogni sorta di caricature delle classi dominanti storicamente conosciute. Solo un movimento arabo rivoluzionario risolutamente internazionalista e antistatale, che comprenda la fondamentale importanza dell’unita di tutti gli sfruttati nella lotta contro il capitalismo, darebbe nuovo corso alla storia del Medio Oriente.

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