martedì 26 aprile 2011

Buona pasqua



C’è san Giuseppe con l’erede, la Madonna biondissima, Francesco Forgione e, tra qualche giorno, anche l’ex chief executive officer di Vatikan Corporation. Ai fedeli non interessa la sofistica distinzione tra venerazione e adorazione, l’importante è il risultato: una guarigione oppure un terno al lotto, o anche solo una promessa tacita. Del resto gli idoli sono fatti tutti della farina del medesimo sacco.

Fuori, nella pinetina, nei pressi della chiesa in cemento armato, giunge diffusa dagli altoparlanti la santa messa. È celebrata da un prete biondiccio con un accento fortemente straniero, nord europeo, ma non assomiglia per nulla ad altri. Il luogo trabocca di semplici che cercano di sfuggire alla loro natura mortale confidando nel battesimo e nell’osservanza più o meno scrupolosa dei rituali e dei sacramenti. Non mi disturbano, non più di altri rumori di sottofondo.

Mi ridesto dai casi miei solo quando inizia l’omelia. Essendo pasqua l’argomento è scontato, la resurrezione. Anzi, la risurrezione, come dice l’officiante. Il concione è improntato sul versante storico: ci sarebbero almeno 500 testimoni dell’evento. Ripete il dato, ben sicuro che nessuno dei presenti azzarderà una glossa. Cinquecento, perché no? Con la propria firma in calce al verbale, vidimato a Roma.

Ci sono migliaia di testimoni pronti a giurare che Sai Baba, il cui cadavere è ancora caldo, faceva comparire orologi d’oro dal nulla (non sono mai riuscito a scoprirne la marca). Ogni anno centinaia di testimoni, individuali o di gruppo, sono pronti a giurare sul fenomeno ufologico. Digitando “paul mccartney death” su Google ottengo 12.700.000 link. I testimoni non sono un problema, salvo che nel caso Mills.

C’è però di che riflettere un attimo: se il motivo che regge l’impalcatura cristiana e, segnatamente, cattolica insiste ultimamente nel richiamarsi alla storia anziché alla fede, vuol dire che sono messi maluccio. E anche il proliferare di venerabili è un altro segnale del bisogno dei pastori, ora che è venuta meno la paura del lupo, di segnare la strada alle pecorelle con nuove pietre miliari.

A parte i soliti malanni, il tempo incerto, non è stata una cattiva pasqua.

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