venerdì 25 marzo 2011

La fissione nella testa



I costi umani e finanziari del disastro nucleare giapponese sono senza precedenti. E inutile cercare di minimizzare la cosa: gli incidenti, le esplosioni e le fuoriuscite di fumi e materiali sono state sempre più numerose, non cessano, e anzi s’aggravano. Solo ora il livello di gravità è stato portato da 5 a 6 su una scala di 7. La Tepco ammette che la vasca del reattore n.3 della centrale nucleare giapponese di Fukushima, che contiene le barre di combustibile, potrebbe essere danneggiata. Dati i livelli di temperatura raggiunti nei primi giorni dell’incidente la probabilità di una parziale fusione del materiale e della vasca non dovrebbe sorprendere. E forse si tratta di una notizia vecchia che solo ora la Tepco è costretta ad ufficializzare.

Più grave, anzi criminale, è l’atteggiamento delle autorità nipponiche rispetto allo sgombero della popolazione nella zona della centrale. Il governo giapponese ha  "esortato i residenti nella fascia compresa tra i 20 e i 30 chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima a trasferirsi volontariamente altrove". Volontariamente? Secondo il portavoce del governo, Yukio Edano, l’invito è dovuto più alla preoccupazione per le difficoltà di approvvigionamento della popolazione piuttosto che per la salute pubblica, secondo quanto riferito dall'agenzia Kyodo news.

Queste autorità andrebbero rinchiuse a chiave in un locale nella zona contaminata e le chiavi buttate dentro la vasca della barre di combustibile nucleare. Naturalmente dovremmo inviare in zona anche tutti i nuclearisti nostrani i quali ci vogliono far convinti che l’unica possibilità (a parte il petrolio) realistica di soddisfare le nostre esigenze energetiche, in primis quelle dello spreco, è quella della fissione dell'atomo. Ma questa non è l'unica modalità di ricavare energia da processi fisici che implicano un rimaneggiamento della materia nelle sue componenti fondamentali; anzi, la nostra fonte principale di luce e calore, il sole, è una centrale atomica che, però, adotta un'altra modalità e cioè quella della fusione. Ma quando il profitto domina la ricerca, il risultato non può essere che quello di una visione separata tra umanità e interessi economici e politici, cioè una strada che porta a tecnologie di “scissione” nate per la guerra e la distruzione, tecnologie che palesemente non sappiamo governare.

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