domenica 20 marzo 2011

La battagia del crocifisso





Tra le tante guerre locali piccole e grandi che si combattono nel mondo, ve n’è una che si combatte senza versamento di sangue ma altresì con copioso spargimento d’inchiostro. Infatti a dirimere la contesa non è per fortuna chiamata l’Onu, ma più blandamente le più alte corti di giustizia italiane ed europee. Gli attori principali sono, da una parte, gli aderenti ad un’associazione, ossia l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar),  e dall’altra lo Stato italiano, ovvero la Chiesa cattolica apostolica romana (Ccar) della quale lo Stato italiano, è sotto molti riguardi una propaggine.

A tale riguardo, va rilevato che la Ccar è, per definizione, un’organizzazione di stampo religioso, come tante altre: per esempio la Chiesa ortodossa di Russia, oppure la Chiesa anglicana o Protestante. Tuttavia, com’è noto, la Ccar denota una caratteristica peculiare: per lunghi secoli, pur tra varie vicissitudini, essa ha avuto un ruolo importante anche come Stato indipendente. Con l’unità d’Italia del 1870 essa ha perso i suoi territori in Italia centrale divenendo una piccola enclave (una tenuta di 45 ettari dove sorge un monumentale luogo di culto e alcuni sontuosi palazzi) nella città di Roma, dove ha sede la rappresentanza principale della Ccar. Dopo lunga controversia con l’Italia, preso atto della situazione storica, la Ccra nel Novecento non si oppone più apertamente allo Stato italiano, ma agendo con propri fiduciari essa riesce a determinarne sotto non pochi aspetti la politica italiana.

Asseconda gli scopi dei latifondisti e della borghesia cattolica, prendendo posizione (anche teorica: Rerum novarum) contro i partiti d'ispirazione proletaria. Del resto la Ccra è il più cospicuo potere economico in Italia e a tutela dei propri interessi fa e disfa i governi. Quindi promuove agli inizi del secolo l'Azione cattolica con l'obiettivo di controllare il forte movimento d'ispirazione contadina che stava prendendo una piega radicale; in seguito fonda un proprio partito politico che avrà un peso determinante nella storia dello Stato unitario novecentesco, il quale sarà alleanto decisivo dei primi governi fascisti (*). Nel 1929 stipula con l’Italia un Trattato che la riconosce come Stato autonomo e indipendente, meglio noto come Vaticano o Santa Sede. La validità dell’intesa fu poi sancita anche nei principi fondamentali della Costituzione repubblicana del 1948. Sempre per effetto di tali protocolli, il clero cattolico viene stipendiato dallo Stato italiano fino al 1984, quando a seguito di alcune modificazioni ai precedenti accordi l’Italia s’impegna a versare l’8 per mille del gettito fiscale direttamente al Vaticano secondo certe regole. Pertanto dagli eventi di Porta Pia il Vaticano ha in definitiva solo tratto vantaggi.

Inoltre, nel tempo, questa entità statuale sui generis fatta soprattutto di carta intestata ed intrecci politici e affaristici di ogni genere, è riuscita a farsi riconoscere e accreditare a livello internazionale per mezzo di trattati (tra le prime nazioni la Germania hitleriana), usando e abusando della forza vehementer suasiva come organizzazione religiosa. I suoi aderenti, molti dei quali in posizioni di rilievo, sono presenti in gran numero in molti paesi d’Europa e di altri continenti (Sudamerica, Africa), pur essendo minoranza religiosa sia in Europa che nel mondo (circa 700 milioni). Per essere considerati membri della Ccar, e quindi “sottomessi ai capi della Chiesa” (**), è sufficiente essere stati battezzati, cioè sottoposti a un rito iniziatico (e ad altri) che ha luogo solitamente nella prima infanzia.
Per tale motivo l’Uaar si batte per lo “sbattezzo”, ovvero perché coloro che pur essendo stati battezzati in età infantile ma non desiderano da adulti essere considerati membri della Ccar, possano far apporre un’apposita annotazione nei registri della Ccar stessa. Ma la battaglia vera e propria l’Uaar la combatte anche su un altro fronte ancor più simbolico e decisivo, cioè per far rimuovere dagli edifici pubblici il crocifisso, simbolo della religione cristiana. Sulla faccenda della croce è nato quindi il caso, sollevato giurisdizionalmente da una signora di Abano Terme, socia dell’Uaar, del quale non darò qui dettaglio essendo molto noto. L’accusa che la signora e l’Uaar muovono contro la presenza di questo simbolo religioso nelle aule scolastiche è quella, detto in estrema sintesi, di ledere i diritti umani di chi non si riconosce nella religione cristiana e, appunto, nei suoi simboli.

La questione poteva essere risolta per via amministrativa con una semplice circolare ministeriale, essendo palese il fatto che nelle aule scolastiche della scuola pubblica non debbono (a norma della Costituzione che dichiara essere laico lo Stato e libera la manifestazione del credo religioso) insistere simboli religiosi e soprattutto di una sola e determinata credenza religiosa, anche se tradizionalmente maggioritaria presso la popolazione italiana (la quale conta però milioni di immigrati non cristiani e di non credenti autoctoni). Tuttavia, come detto, la Costituzione e il buon senso non hanno prevalso, a motivo del fatto che lo Stato italiano, su queste e altre materie ancor più spinose, è vincolato della ferma volontà del Vaticano e dall’atteggiamento dei relativi membri di non aderire alla richiesta. Gli aderenti alla Ccar fanno parte in larghissima maggioranza del Parlamento e del governo (come avviene per i sunniti in Iran), perciò tale provvedimento amministrativo non solo non è stato adottato, ma ogni iniziativa contraria all’esposizione nelle aule scolastiche del simbolo religioso è considerata sacrilega e contrastata con decisione in ogni sede. È il classico caso in cui una questione religiosa diventa motivo di contesa politica soprattutto in paesi molto arretrati culturalmente e sul piano dei diritti civili. Si deve tener conto, infatti, che l’Italia, grazie anche a pratiche molto mirate sia a livello scolastico e mediatico, sostenute dalla classe dominante e appoggiate dalla Ccar, è un paese che registra oltre il 70% di analfabeti o semianalfabeti, laddove anche tra molti rappresentanti del parlamento sono ignote le più elementari cognizioni storiche, quali per esempio la data della scoperta colombiana dell’America (***).

Questa vicenda, come altre dello stesso profilo e di tenore più grave (biotestamento, fecondazione, ecc.) chiarisce a chi vuol vedere che lo Stato italiano è di fatto una Repubblica cristiano-cattolica che però ha cura di autodefinirsi laica. La Repubblica islamica dell’Iran, almeno sotto questo profilo, mostra più coerenza e meno ipocrisia di quella italiana. Ad ogni buon conto, la vicenda del crocifisso dimostra come una battaglia di questo tipo, su tale obiettivo, pur legittima e molto condivisibile sul piano dei principi, ma che non tiene in debito conto delle condizioni storico-sociali o quantomeno del momento politico, è destinata a fallire offrendo vantaggi, non solo sotto l’aspetto propagandistico, alle forze più reazionarie e oscurantiste ancora largamente presenti nelle sedi istituzionali nazionali e, purtroppo e in certa misura, anche continentali, laddove, per ultimo, il peso dell’Italia e del Vaticano non è ovviamente lo stesso dell’Uaar.


 (*) Nel secondo dopoguerra il partito politico di maggioranza relativa che ha governato l’Italia repubblicana, dal 1948 al 1994, si chiamava Democrazia cristiana, laddove l’aggettivo cristiano sta per cattolico. I suoi aderenti ed esponenti dovevano una doppia obbedienza, spesso contradditoria, cioè allo Stato italiano e alla Ccar, di cui erano a tutti gli effetti attivi aderenti. Già prima del 1948 tale partito, sotto altra denominazione, guidato direttamente da esponenti della Ccar, aveva contribuito in modo determinante alla formazione dei primi governi fascisti.
(**) La Ccar rammenta che «il battesimo incorpora alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso […] divenuto membro della Ciesa il battezzato non appartiene più a se stesso […] perciò è chiamato […] a essere «obbediente» e «sottomesso ai capi della Chiesa» (Catechismo, nn. 1267 e 1269) . «Il Vescovo può compatire quelli che sono nell'ignoranza o nell'errore. Non rifugga dall'ascoltare i sudditi che cura come veri figli suoi (Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 27)». «Obbedite tutti al Vescovo, come Gesù Cristo al Padre, e al presbiterio come agli Apostoli; quanto ai diaconi, rispettateli come la Legge di Dio. Nessuno compia qualche azione riguardante la Chiesa, senza il Vescovo (Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 8, 1)».
(***)  Contro l’ingerenza cattolica nelle questioni di Stato, va ricordata la legislazione francese, in particolare la legge del 9 dicembre 1905 che di fatto abrogava il concordato del 1801; in Germania il Kulturkampf. Nel 1910 si arrivò all’approvazione della legge sul divorzio, si decretò che tutti i conventi, tutti i monasteri e tutte le istituzioni religiose fossero soppresse. Seguirono, in rapida successione, una serie di leggi: la legittimazione dei figli nati fuori dal matrimonio, la cremazione, la secolarizzazione dei cimiteri, la soppressione dell'insegnamento religioso. Questa licizzazione dello Stato, che in Italia semplicemente ci sognamo, culminò nella legge di separazione fra Chiesa e Stato che fu approvata il 20 aprile 1911. Tutto questo avvenne in Portogallo! In Italia si finge ancora oggi di non sapere, a proposito dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole, che gli elementi principali del senso comune attorno a certe questioni fondamentali sono dati  in primis dell'educazione religiosa e solo in seconda battuta dai media e dalle superstizioni pseudoscientifiche.

PS: vedi anche questo post.

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