venerdì 25 febbraio 2011

Para bellum



Non ci sarà nessuna rivolta in Arabia Saudita e probabilmente nemmeno in Bahrain. Non sono invece escluse altre “rivolte” in Africa. È in questo continente che si sta combattendo, sempre più alla luce del sole, lo scontro tra grandi potenze. Siamo solo ai preliminari. La Cina ha in Africa 5.000.000 (cinque milioni) di ingegneri, tecnici e operai. Per contro, gli Stati Uniti addestrano attraverso il Comando Africa (Africom) le forze armate dei principali paesi del continente. La Nato, invece, sta per concludere un trattato di partnership militare con l’Unione africana (53 paesi), il cui Q.G. è in costruzione a Addis Abeba.
Intanto leggo che la Russia, la cara vecchia Russia, ha deciso di spendere 474 miliardi di euro entro il 2020 per equipaggiare le sue forze armate con mezzi ed armi più efficaci. Il piano è stato illustrato ieri dal vice ministro russo della difesa Vladimir Popovkin, già Ca. SM delle Forze spaziali russe. La priorità sono le forze strategiche nucleari: è prevista la costruzione di otto sottomarini nucleari multiuso (nella foto) del tipo 885 "Ash" dotati di missili balistici R-30 Bulava (teoricamente può essere dotato di 6 testate MIRV, ma ha una sola testata da 550 kt, in modo da non dover rimuovere l’elettronica anti ABM), con una gittata di 8-10.000 km. Saranno modernizzati anche i bombardieri strategici Tupolev-160. Entro i prossimi 11 anni, Mosca acquisterà inoltre 600 aerei, mille elicotteri, 100 navi e 56 sistemi di missile terra-aria S-400. Il nuovo armamento sarà tutto made in Russia, tranne quello non disponibile nel mercato nazionale. L’ex generale ha anche ricordato la produzione militare realizzata nel 2010: otto satelliti, 23 aerei, 37 elicotteri, 19 aerei con missili anticarro, 16 radar di difesa aerea, sei vettori per missili del sistema forze di terra, 61 carri armati, quasi 400 veicoli corazzati da combattimento e 6,5 mila veicoli.

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