mercoledì 22 dicembre 2010

Spigolature natalizie



La legge è uguale per tutti, per il ricco e per il povero. Essa vieta all’uno e all’altro, per esempio, di chiedere l’elemosina o di rubare il pane.
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Quelli della democrazia e dell’uguaglianza sono principi astratti, un falso problema in una società dove chi prende le decisioni chiave riguardanti l’economia globale non è il popolo, bensì, come ha scoperto recentemente Eugenio Scalfari, le élite della finanza.
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Il principio dell’uguaglianza, fissato nella Costituzione americana (quella del 1787 che riservava il diritto di voto solo a un’élite privilegiata), non valse per gli amerindi e gli afro-americani. I primi furono spossessati con la violenza dei loro territori e i secondi usati come schiavi (la tratta – ma non la schiavitù – fu abolita solo nel 1808). Del resto, le tredici comunità americane ottennero l’indipendenza solo vincendo una guerra combattuta come “ribelli”. Quanti di loro, invece, rimasero fedeli alla Corona britannica furono vittime di dure misure repressive, tant’è che ebbero le terre confiscate o dovettero rifugiarsi in Canada; i quaccheri, a causa del loro pacifismo umanitario, furono oggetto di calunnie e ribalderie.
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Qualunque rivendicazione politica o sociale, se in qualche modo va contro l’ordine costituto governato di fatto dalle élite, perde ogni motivazione legittima. Il ricorso alla forza per rispondere alla natura violenta e discriminante del sistema, è considerato l’espressione di “fanatismo” e “follia” a tal punto, per esempio, che negli anni Settanta le autorità della Germania occidentale prelevarono i cervelli dai cadaveri dei membri del gruppo Baader–Meinhof per determinare le origini genetiche della loro mentalità criminale.

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