martedì 28 dicembre 2010

Dalla parte del padrone e dei fascisti


«Gli investimenti sono assolutamente prioritari, l'utilizzazione degli impianti piena è assolutamente prioritaria; però qui c'è una terza cosa, che riguarda un effetto di sistema, cioè il sistema delle relazioni sindacali e della partecipazione dei lavoratori e credo che non sia possibile che una palla di neve diventi una valanga per tutto il nostro sistema senza che nessuno ne parli: le grandi organizzazioni sociali e, perché no, governo e parlamento, perché qui si parla di sistema».

È questo il vero volto dei cosiddetti democratici di sinistra: prima viene l'investimento di capitale, quindi lo sfruttamento pieno degli impianti e della manodopera, cioè il raggiungimento del più alto livello del tasso di profitto, e solo dopo le "relazioni sindacali", cioè i diritti dei lavoratori, ma senza "tensioni sociali". 

Rifiutando di trattare con la Fiom, la  Fiat cerca di indebolirne la forza e l'autorità. Inoltre, essa sa benissimo che la smobilitazione eventuale dei suoi impianti non favorirebbe, nel territorio nazionale, i gruppi automobilistici concorrenti. Ma soprattutto il più grande complesso industriale italiano ha assunto, in proprio, la direzione del padronato nel condurre la lotta contro i salariati, diventerà così il campione dei comuni interessi della classe imprenditoriale.

Il 29 dicembre, dice dal canto  suo Cremaschi, si terrà un comitato "straordinario" in cui verranno prese delle decisioni. «E' vero che l'accordo di Mirafiori è storico, ha un solo precedente: il 2 ottobre 1925 quando Mussolini, la Confindustria e i sindacati fascisti e nazionalisti sottoscrissero l'abolizione delle commissioni interne. Oggi Marchionne Cisl e Uil aboliscono in Fiat e Mirafiori le Rsu e le elezioni democratiche. E' un atto di un autoritarismo senza precedenti nella storia della Repubblica: nemmeno negli anni '50 si tolse ai lavoratori Fiat il diritto a votare per le loro rappresentanze. Per Cisl e Uil è una vergogna assoluta». 

E se è come nel fascismo, l'arrendevolezza di Bersani e del Pd è, nei fatti, complicità con i fascisti.

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