sabato 9 ottobre 2010

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Il Sole 24ore online non ne parla, il Corriere è alle prese col mese del tartufo e la signora Chiabotto che si dichiara anti-Belen, nonché con le giacche della polizia di stato cucite in un laboratorio cinese da manodopera non regolarizzata.
Negli Stati Uniti ufficialmente ora ci sono 14,8 milioni i lavoratori senza lavoro. Il periodo medio di disoccupazione ha una durata di 33 settimane, cioè una durata quasi record.
Il tasso di disoccupazione ufficiale si è mantenuto al 9,6 per cento solo perché un maggior numero di salariati, rispetto alle previsioni, è rimasto fuori dal mercato del lavoro. Settembre è stato il quattordicesimo mese di fila con un tasso di disoccupazione più alto del 9,5 per cento, la più lunga campata statistica dopo la Grande Depressione.
Il numero più elevato di disoccupati, tra cui i part-time involontari e coloro che hanno smesso di cercare lavoro, è aumentato bruscamente a 17,1 per cento, il secondo valore più alto mai registrato. Il tasso di partecipazione al lavoro, la quota di popolazione ammessa al lavoro o in cerca di lavoro, è rimasto praticamente invariato al 64,7 per cento, un dato che non si vedeva dalla metà degli anni 1980 (e comunque resta un dato ben lontano dai livelli abnormi di non occupazione italiani).
Le offerte di lavoro del settore privato sono aumentate di un misero 64 mila unità, anche meno del previsto e corrisponde circa ad un quinto del totale di nuove assunzioni necessarie per incidere in maniera sostanziale sul tasso di disoccupazione.
La maggior parte delle perdite di posti di lavoro si è registrata tra i lavoratori pubblici, in tutto 159.000 posti persi, la maggior parte dei quali nel settore statale e locale. Gran parte di queste perdite di posti di lavoro riguarda gli insegnanti della scuola pubblica, circa 58.000 posti di lavoro, cioè il personale non trattenuto all'inizio del nuovo anno scolastico.
Ci sono state diverse indicazioni nella relazione di settembre dell’US Department of Labor che ci dicono che i tassi di disoccupazione sono destinati a peggiorare. La settimana lavorativa media è stata stagnante, la settimana lavorativa in fabbrica ha avuto orari ridotti e i padroni hanno spinto centinaia di migliaia di lavoratori verso il part-time e tutte le indicazioni dicono che il trend (scusate la parolaccia) non si sta muovendo verso l’assunzione di manodopera, ma verso più licenziamenti.
Anche in settembre la media delle retribuzione oraria è stata stagnante, registrando un aumento solo del 1,7 per cento annuo.
Segnalo un SITO sicuramente non sovversivo dove, ad opera di un valente Mattacchiuz, i dati del Dipartimento vengono analizzati con cura e secondo parametri che tengono conto della “destagionalizzazione”. La conclusione di Mattacchiuz, venata d’ironia, è assai interessante per comprendere anche il clima psicologico dei salariati americani a fronte della crisi:
«Visto che la forza lavoro è cresciuta, visto che è cresciuto il numero complessivo di lavoratori, visto che è cresciuto il numero dei lavoratori nel settore privato, ma contemporaneamente è decresciuto il settore nonfarm e governativo, l’unica spiegazione è che ci sia stata una transumanza verso le campagne. Spero di non dover iniziare di nuovo con il circolo dell’ottimismo: dalle città alla vita bucolica». 

1 commento:

  1. Straordinario mattacchiuz e straordinario il lavoro svolto da intermarketandmore

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