domenica 10 ottobre 2010

Il prodotto migliore


Arrivando a casa questa sera, dopo aver polemizzato tra me e me, cioè sterilmente, con Trenitalia, ho sentito il bisogno  di distrarmi, di collegarmi cioè con il Pierluigi televisivo in cui recita la parte del buon padre di famiglia, del leader parrocchiale. Ha detto che Berlusconi ha vinto e stravinto perché ha saputo meglio interpretare la “globalizzazione”.  Ma pensa te.
Peppone, quello di Guareschi, s’era accorto che al bar vendevano un amaro ad ettolitri da quando lo reclamizzavano su un manifesto.  Ne ho già parlato in passato: sistemi di segnalazione pavloviani. Ieri ho messo sul blog un video intervista a Tullio De Mauro in cui il linguista afferma, testuale, che l’80% degli italiani risulta praticamente analfabeta.
Bersani è un uomo intelligente, queste cose le conosce e infatti dice che Berlusconi è “un osso duro”. Dimentica di dire che senza l’acquiescenza della “sinistra” Berlusconi sarebbe un bancarottiere in esilio (nella più favorevole, per lui, delle ipotesi). Tuttavia Bersani è ancora onestamente convinto che il pubblico pensa e preferisce il prodotto migliore, mentre nei fatti la gentile clientela viene fatta convinta di acquistare il peggiore: perché è proprio ciò che è stato prodotto per lei. Anche qui c'entra il sistema S-R, ma a livelli di codificazione più sofisticata di quello pavloviano.
Oltrettutto non viene in mente a Pierluigi che la sinistra è stata forte fino a quando ha favorito un’illusione forte? Potrebbe essere una questione di “roba” e di dose, c'è da chiedere a Radio Elettra o basta l'altro Umberto, cioè Eco?
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Per valutare il grado di onestà (di onestà e basta) dei nostri leader politici sarebbe bastata qualche domanda a Bersani di questo tipo: «On. non le sembra curioso che il sig. Arpisella, addetto stampa e uomo di fiducia confindustriale, in riferimento all'on. Fini, abbia sostenuto che egli è manovrato dagli stessi che hanno usato la signora D'Addario? Cosa pensa abbia voluto alludere lo stesso Arpisella con l'espressione "cerchio sovrastrutturale"?». L'on. Bersani sicuramente se la sarebbe cavata con una delle sue solite battute, ma soprattutto possiamo star certi che il cauto Fabio Fazio simili domande non le porrebbe mai, nemmeno a se stesso.

Che a comandare la politica e i governi siano gli affari (la distinzione tra leciti e illeciti è pleonastica), cioè l'economia, le banche e la finanza è cosa nota, ma accennarne pubblicamente sarebbe come  illuminare per un istante la reale funzione spettacolare e il nostro ruolo di spettatori passivi e remissivi, con il rischio che da una semplice domanda ne possano scaturire poi anche delle altre.

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