venerdì 3 settembre 2010

Se la politica scrive ai giornali


di Christian Raimo

Caro Paese,
in questi giorni è facile aver l'impulso di dire le cose in faccia a tutti gli italiani, e così ho deciso anch'io di essere franco, e di scrivere una lettera al mio Paese. Mi sono domandato che titoli avessi per farlo, e poi mi sono risposto che effettivamente se due anni fa venti milioni di votanti avessero scelto me invece di Berlusconi oggi sarei io a guidare il paese... Ma non è successo, per tanti motivi.
Il primo è sicuramente che non mi sono candidato. Ed è stato un passo dettato più dal rispetto nei Tuoi confronti che dalla mancanza di coraggio. Volevo capire che progetto politico proporre, caro Paese, e alla fine dopo tanto rimuginare mi sono deciso di chiederlo direttamente a Te. Ho avuto varie idee in questo tempo bulimico e leggero - come si suol dire - forse anche troppe, e ora le vorrei vagliare con il Tuo aiuto.
Per esempio una delle prime idee che mi è venuta in mente è di costituire un nuovo soggetto politico: l'Ulivo. Si potrebbe chiamare Nuovo Ulivo, per distinguerlo dal vecchio. L'idea mi è venuta guardando una pubblicità dei pannolini Nuovi Pampers. Rispetto ai classici Pampers, assorbono il doppio e costano meno, e la gente li apprezza. Perché non dovrebbe accadere col Nuovo Ulivo?
Se questa idea del Nuovo Ulivo non Ti convince, ne avevo un'altra: un'Alleanza Costituzionale, formata da tutte quelle persone che si riconoscono nei valori costituzionali. Magari la pensano all'opposto sull'acqua pubblica o sui diritti dei migranti, ma sono tutti sono per esempio d'accordo sul fatto che le regioni italiane sono venti, e di questi tempi - mi consentirai - non è poco.
Se neanche quest’Alleanza Costituzionale riuscisse a comporsi, si potrebbe dar vita a una coalizione che chiamerei Varia Umanità, utile a scrivere almeno una nuova legge elettorale. Come sai, i pericoli provenienti dallo spazio incombono, e noi esseri umani di qualunque credo e fede politica dovremmo intanto ritrovarci per affrontare un'eventuale invasione aliena che, secondo la famosa profezia dei Maya, dovrebbe accadere proprio a metà della prossima legislatura. Gli alieni, con l'attuale legge elettorale, ci surclasserebbero.
Certo, se anche qualcuna di queste ipotesi fosse concretizzabile, si porrebbe la questione della leadership. Quali nomi metterebbero d'accordo una compagine così composita? Secondo me ci sono figure che, ingoiando fiele, si sono prese le proprie responsabilità ma che non sono ancora state rivalutate, come era giusto o come è accaduto a quei grandi modernizzatori del nostro tempo, come Craxi o come Gheddafi. Mi gioco quest'azzardo, con il rischio di bruciare questi nomi: Clemente Mastella & Mariotto Segni. Che ne dici? Ti sembra un ticket troppo parlamentare? Ti sembra che occorra trovare personalità nuove direttamente dalla società? Allora eccoti un altro ticket ancora più battagliero, ma che troverebbe sicuramente larghe convergenze: Luciano Moggi & Giancarlo Tulliani. Eppure, come Tu mi fai notare opportunamente, la rappresentanza è solo una parte del problema. Il punto chiave è l'idea di società che dovremo proporre, quale futuro, quale programma.
Non è facile orientarsi in questo Paese fermo che ha bisogno di correre, come si suol dire. Soprattutto in quei giorni (per fortuna rari) in cui sui giornali uno non trova né un'intervista a Bocchino, né una dichiarazione di Casini, né un rutto di Montezemolo. Come capire, senza questi riferimenti limpidi, quale è il Tuo bene, caro Paese?
Mettiamo il caso dei tre operai licenziati a Melfi. È giusto, mi sono interrogato, prendere le loro difese? È vero che l'ha fatto la Fiom, poi anche Napolitano, poi anche il papa e quindi anche la Cei - ma il dubbio può restare: sarà conveniente esporsi? Sarà, che ne so, un bel gesto simbolico andare ad appoggiare la loro lotta davanti ai cancelli? Oppure è meglio aspettare e vedere se anche Granata e Briguglio si schierano dalla loro parte, e a quel punto poter finalmente esprimere una cauta dichiarazione in loro sostegno?
Ma il mio cuore, caro Paese, non è sempre in balia del disorientamento. In questi giorni per esempio ho sentito Tremonti citare Berlinguer, e mi sono emozionato; specie quando ha detto che la legge sulla sicurezza del lavoro è un lusso. È bello sentire qualcuno che parla direttamente alla Tua pancia, caro Paese. Tu, paese che sei stufo dei privilegi, stufo della casta delle morti bianche. E ho anche sentito Marchionne citare Hegel e Pavese e anche lì mi sono emozionato; specie quando ha fatto capire fra le righe che il nuovo modello industriale del suo "dopo Cristo" non sarà ispirato a Pomigliano, ma più a Rosarno.
Mi sarebbe piaciuto essere in platea a Rimini ad applaudire, e percepire nell'aria che non sarà lontano quel giorno in cui, come noi chiedevamo ai nostri padri cos'era il vaiolo?, i nostri figli ci chiederanno: papà, cos'era il sindacato?
Così, caro Paese, se ci troveremo uniti almeno su una minima piattaforma condivisa, è un nostro obbligo morale organizzare per l'autunno una grande campagna di mobilitazione. Andare direttamente di casa in casa. Nella nostra Italia livida, pervasa delle passioni tristi, che ha smarrito il senso di comunità, la sua anima solidale, il suo senso di decenza, le sue buone abitudini all'igiene dentale prima di coricarsi, e quel gusto tutto patriottico di appaiare i calzini quando si raccolgono dallo stendino. E non è retorica, come si suol dire. Occorre andare di casa in casa, per tutto lo Stivale, da Arcore al Colosseo, e perfino in Europa, da Montecarlo al Lussemburgo, per debellare quel fenomeno di criminalità così diffuso, che neanche Roberto Saviano ha il coraggio di denunciare: il vizio di intestare la proprietà degli immobili a gente che non ne sa nulla. Quanti casi devono venire fuori prima che si possa parlare di allarme sociale? È possibile cominciare da qui a cambiare le cose in questa nostra Italia?
È difficile. Ma è possibile. Ed è proprio giunto il momento di suonare il nostro campanello. Prima o poi l'infermiera arriverà.
da il manifesto, 2 settembre

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