venerdì 25 giugno 2010

Mercato

 
Mi sbrodolo un po’ con una citazione dal mio post di ieri:
Il ricatto della multinazionale Fiat è stato nello stesso momento una prova di forza e un bluff. Quest’ultimo reale e vincente. La Fiom ha ottenuto apparentemente un buon risultato, ma in realtà, per sua colpa, ha perso nel momento in cui ha detto agli operai di andare a votare in massa per il referendum. Il voto, in questi casi, nasconde sempre l’inganno. La Fiom avrebbe dovuto sabotare il referendum, perché fallisse: margini "democratici" a fronte del diktat di Marchionne non ce ne sono e solo la sconfitta del referendum avrebbe significato la sconfitta di Fiat.
Scrive oggi Mario Tronti sul manifesto:
Quel referendum in quel modo, sotto quelle condizioni, come ricatto sulla vita, sull’esistenza delle persone, non andava accettato. Era dovere di tutta la CGIL, era dovere di tutto il partito democratico, mettersi di traverso.
Quel referendum era politicamente illegittimo. Era finalizzato a mettere gli operai contro la loro organizzazione e a mettere gli operai contro altri operai. Esito questo ancora presente, se dovessero emergere reali pericoli per l’occupazione.
E fin qui va bene. Ma ha esordito dicendo:
Hanno commesso un errore [i padroni], e una volta tanto hanno perso. Non era solo Marchionne. E non ha perso solo lui.
Ed è qui che, secondo me, Tronti sbaglia: l’aver accettato quel referendum è già una sconfitta per la Fiom e la GCIL tutta, com'egli stesso ammette; e allora mi chiedo: "dov'è la vittoria?". Non parliamo del PD che è già da decenni oltre (come PCI-PDS), cioè dalla parte delle “compatibilità”, con i padroni. Infatti Bersani sostiene lo stesso principio affermato dalla Marcegaglia: i tempi sono quelli che sono e non possiamo creare complicazioni al capitale. O questa minestra o salti dalla finestra. O disoccupato o schiavo-schiavo: tertium non datur.
Tronti poi sostiene che la manifestazione del PD contro la manovra governativa è riuscita bene, salvo sottolineare che non andava fatta al Palalottomatica (il nome è già di per sé eloquente) ma a Pomigliano.
Questa richiesta, tale auspicio, pur giusto e ovvio, non tiene conto della natura vera del PD, un partito, progressista quanto si vuole, ma della borghesia e per la borghesia. Finché non usciremo da questo equivoco saranno solo botte in testa. E non dovrei essere io a rammentarlo a Tronti.

Nessun commento:

Posta un commento