lunedì 28 giugno 2010

Avanguardisti



La borghesia, quella che ragiona, si sta rendendo conto che cancellando il passato, ossia quei principi sui quali si basa la moderna società industriale, si sta cancellando il futuro, mettendosi nelle mani del fascismo (non più in orbace, ma in cashmere, come ho scritto nei giorni scorsi).
Quell'avanguardismo ultraliberista di cui Piero Ostellino è corifeo dalle colonne del Corriere: «la vittoria dell' “individualismo metodologico”, che riconduce le dinamiche sociali all'Individuo, ponendolo al centro, rispetto a quell'astrazione ideologica chiamata collettività».
Il gioco è sempre lo stesso, ed è facile poiché contrabbanda i diritti della democrazia liberale, cioè il riconoscimento e la tutela legale dei diritti fondamentali della persona e del lavoro (che con sprezzo Ostellino liquida come banali “garanzie”), a nient’altro che a una difesa corporativa, anzi, peggio, a un rigurgito di “nostalgici del marxismo-leninismo”, “degli eredi del verticalismo sindacale”.
Un ricatto vecchio come il cucco quello fondato sull’idea che il potere terroristico delle burocrazie staliniste abbia rappresentato effettivamente il movimento rivoluzionario. Ad una menzogna totalitaria si vuole rispondere con un’altra menzogna assoluta, cioè con un’ideologia che sta ritagliando tutto il reale sul suo modello.
Ho già scritto che il ricatto della multinazionale Fiat è stato nello stesso momento una prova di forza e un bluff, quest’ultimo reale e vincente, giocato su più tavoli: in primis a Pomigliano e a Tychy. La Fiom ha ottenuto apparentemente un buon risultato, ma in realtà, per sua colpa, ha perso nel momento in cui ha detto agli operai di andare a votare in massa per il referendum. Il voto, in questi casi, nasconde sempre l’inganno. Tuttavia pensa Ostellino che per quei 1673 NO di Pomigliano sia stato facile porre in gioco le esistenze proprie e dei loro cari, ossia mettere sul piatto della bilancia l’unico lavoro, il solo reddito che permette di non piombare nella disperazione più nera? E quindi di mandare a dire ai fascisti in cashmere e agli ideologi manigoldi che gli operai di Pomigliano non sono dei pezzenti disposti a lavorare in condizioni premoderne, laddove lo schiavo è schiavo e basta?
In tale quadro vanno ben considerate le minacce – vere o verosimili che esse siano – di Barroso riassunte da John Monks, segretario generale dello European Trade Union Congress (ETUC), in un'intervista all'EU Observer il 14 giugno: "Ho avuto una discussione con Barroso lo scorso venerdì", ha detto Monks, "su che cosa si può fare per la Grecia, la Spagna, il Portogallo e il resto, e il suo messaggio è stato brusco: 'Guarda, se non applicano questi pacchetti d'austerità, quei paesi potrebbero virtualmente sparire nella forma democratica in cui li conosciamo. Non hanno scelta, prendere o lasciare'…”.
Il rientro dal debito e la manovra europea sconvolge i giochi romani (e non solo), perciò prepariamoci al peggio.

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