sabato 15 maggio 2010

Dopo i nazisti, i "fratelli cristiani"


Dagli anni Quaranta, subito dopo la guerra, fino al 1967, decine di migliaia di bambini inglesi e irlandesi venivano stipati sulle navi e deportati nelle colonie dell’impero,  in Australia, Canada, Rhodesia. Chi s’incaricava di questa tratta dell’infanzia? Le organizzazioni religiose, comprese le cattoliche, ansiose di alleggerire l’affollamento dei loro orfanatrofi e delle loro “case”. Ma non si trattava solo di orfani, ma anche di bambini di famiglie poverissime che affidavano i loro figli a queste organizzazioni che, ad un certo punto, avvertivano i genitori che i bambini erano stati adottati. Questi negrieri di Cristo provvedevano a cambiare anche l’identità dei piccoli, cancellando ogni traccia delle loro origini. I governi d’allora, certamente al corrente del traffico, non lo hanno impedito, poiché tale espatrio avrebbe contribuito a mantenere “bianche” le colonie.
I bambini dovevano lavorare come schiavi nei campi, nelle cave di pietra, nell’edilizia, naturalmente senza remunerazione alcuna. Molti di loro subivano sevizie fisiche (frustate) e sessuali (come sempre).
Almeno una delle istituzioni, quella dei Fratelli Cristiani, cattolica, ha ammesso decenni dopo, sui giornali australiani, che queste sevizie furono ripetutamente inflitte ai ragazzi. «Il fatto che questi abusi fisici e sessuali abbiano avuto luogo in qualcuna delle nostre case – confessa fratello Gerard Faulkner – non può essere scusato ed è per noi fonte di vergogna e rimorso». Il centro di queste perversioni sarebbe stato la Bindon Boys School, nei pressi di Perth, gestita fin dagli inizi del secolo da religiosi cattolici.

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