mercoledì 17 febbraio 2010

Uaar


Quest’anno non ho rinnovato l’iscrizione all’Uaar. Di questa associazione critico l’impostazione, cioè l’eccessivo peso che assegna al darwinismo (del quale ovviamente non nego il rilievo epistemologico), il trasbordante accento biologico trasfuso nel dibattito interno e soprattutto nelle iniziative rivolte verso l’esterno. In tal modo, a mio avviso, viene trascurato il discorso sugli aspetti e la natura essenzialmente storica dello sviluppo umano, la distinzione tra ciò che è culturale, storico e sociale da ciò che è invece istintivo, naturale e biologico.

La sottovalutazione di ciò che appartiene allo sviluppo, storico, delle funzioni psichiche superiori, porta, di contro, ad una supervalutazione dei caratteri biologici fino al punto di tracciare insistiti, esaustivi e temerari parallelismi tra umanità e animalità. È questa, del resto, una caratteristica ideologica dominante nell’ambito culturale borghese, presente già nelle teorie del vitalismo, dei tropismi e poi, per altri versi, nelle classificazioni del soggettivismo freudiano, ecc. ecc..

Tale atteggiamento unilaterale, finisce poi, inevitabilmente, per avere riflessi rilevanti nell’impostazione della critica religiosa: astratta, “razionalistica”, che non tiene in debito conto le condizioni storico-sociali, le forme complesse della cultura e dell’ambiente ideologico. Sarò un lettore distratto, ma a me pare del tutto marginale, anzi assente, l’approfondimento dedicato dalla rivista l’Ateo ai temi storici, sociologici, politici, psicologici, senza i quali non si dà conto, tra l’altro, di come l’oppressione religiosa sia in gran parte il prodotto e il riflesso dell’oppressione economica e sociale.

Ecco perché considero la critica della religione, trattata come fenomeno unitario a se stante, mera contrapposizione tra ragione e fede, un esercizio in sé sterile e senza sbocco, con il rischio di aggiungere confusione, come per esempio nei dibattiti mediatici, in cui personaggi popolari e membri onorari dell’Uaar, con disinvoltura affermano che Gesù è da ritenersi uno dei più straordinari personaggi della storia, senza revocare in dubbio, almeno in ipotesi, tale asserita e solo presupposta storicità.

Nessun commento:

Posta un commento